Chi di voi ha cercato in questi tempi dei dischi che almeno in parte proponessero la magia della scena britannica dei primi anni settanta? Io sono fra coloro che ci hanno provato, e gira che ti rigira ho scoperto gli Anekdoten. Dopo gli Änglagård, il vento freddo della Svezia ci ha portato questo interessantissimo gruppo, che con il disco qui recensito, "A Time Of Day" (Virta, 2007) sono al quinto lavoro in studio. Fin dal 1993 le uscite discografiche degli Anekdoten sono sempre state piuttosto dilatate nel tempo, cosa che si è rivelata buona e giusta, considerando il livello così alto dei loro lavori.
Caratterizzata da uno stile che strizza l'occhio in maniera molto evidente alla scena progressive madre di intramontabili capolavori, la loro musica è gaudio per le orecchie sia dei nostalgici innamorati degli anni d'oro, sia per i neofiti di questo genere.
Il gruppo riprende il discorso lasciato dal Re Cremisi in "Red", prediligendo un uso massiccio del mellotron suonato alla perfezione dalla violoncellista Anna Sofi Dahlberg, introducendo strumenti atipici come il vibrafono o il violoncello e arricchendo la scena attraverso il flauto suonato magistralmente dal guest star Gunnar Bergsten.
Il quartetto svedese si evidenzia per la ricerca di melodie morbide in cui il mellotron fa da tappeto, sempre presente ma mai sopra le righe, di atmosfere calde, oniriche, a volte malinconiche, per l'uso semplice ma non banale della chitarra, delle percussioni appena percettibili, dei delicati fraseggi del flauto.
Segnali di stile possiamo trovarli ad esempio in "30 Pieces" dal sapore vagamente folk e dal bellissimo finale in cui Bergsten ci spiega perché ha iniziato a suonare il flauto, in "Stardust And Sand", delicata e sognante, in "In For A Ride" dove le sonorità si fanno più vicina a quelle della scuola di Canterbury, e nel pezzo che chiude il disco, "Prince Of The Ocean" romantica e malinconica che ci lascia con la triste consapevolezza che la favola è terminata.
Tutto questo sono gli Anekdoten, un gruppo che almeno per me è stato facile amare, un gruppo che ha scelto la strada più difficile ma intraprendendola nel modo migliore. Non si vogliono di certo fare paragoni con i nomi illustri di chi ha scritto un pezzo di storia della musica, ma diamogli una possibilità, ascoltiamoli e forse per un po' torneremo indietro di qualche anno.
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