È un fatto assodato che il 99,9% dei regali di natale (almeno per il sottoscritto) siano inutili cianfrusaglie che dopo un po' di tempo finiscono inevitabilmente o in pattumiera, o in discarica o a marcire in un cassetto polveroso: in teoria, questa sorte sarebbe dovuta toccare anche a questo DVD che mi fu regalato da una mia cugina in occasione del S. Natale del 2007; forse per farmi un dispetto, fu il mio primo pensiero quando scartai la confezione; fatto sta che, una volta ringraziata la mia benefattrice con qualche sorrisino di plastica e qualche frase di circostanza del tipo: "che bello, lo guarderò sicuramente!" riposi il regalo in un cassetto della mia stanza, è lì rimase per quasi un anno intero, fino a quando, in un grigio pomeriggio d'autunno, rovistando tra le mie cose alla ricerca di ciarpame da mandare in discarica mi ritrovai tra le mani il DVD di "Brokeback Mountain" che mi ero quasi dimenticato di avere e, alla buon ora, decisi che il momento di toglierlo dalla custodia era finalmente arrivato.
Ricordo ancora quando questo film uscì nel 2005, scatenando un battage mediatico di proporzioni notevoli e, vuoi perché ho sempre nutrito un'istintiva avversione verso tutto ciò che viene particolarmente esposto dai media, vuoi perché all'epoca avevo 15 anni ed ero di fatto poco più che un bambino tutt'altro che immune a certi pregiudizi ereditari l'idea di andare a vederlo al cinema non mi sfiorò minimamente l'anticamera del cervello; insomma, mai e poi mai all'epoca avrei potuto immaginare che proprio quello sarebbe diventato il mio film preferito: già, perché "Brokeback Mountain" riesce a raccontare la storia dei suoi due protagonisti, Ennis e Jack, in modo assolutamente limpido e neutrale: l'incontro, l'amicizia che lentamente si trasforma in amore, la separazione e il ritorno alla vita di tutti i giorni, il ricongiungimento e le mille difficoltà e frustrazioni di una storia che, nata in un ambiente chiuso e conservatore come il mid-west degli anni '60 e '70, è destinata a rimanere confinata nella clandestinità, fino ad arrivare all'amara conclusione, tutto è narrato senza edulcoramenti, pietismi e moralismi di alcun genere: questo, forse, è l'elemento che fa la differenza: "Brokeback Mountain" non è una "favola", i personaggi non sono caricature, stereotipi o figure idealizzate ma persone vere, ognuno con il suo carattere i suoi pregi e difetti, splendidamente interpretate da grandi attori come il precocemente scomparso Heath Ledger, Jake Gyllenhaal e la meravigliosa Anne Hathaway (in assoluto la mia attrice preferita) e non è l'ennesimo, stucchevole american dream in cui tutto finisce bene e alla fine vivono tutti felici e contenti, è semplicemente una storia d'amore narrata con garbo e pathos, senza mai sorvolare sugli aspetti più ruvidi e spigolosi.
Tra gli elementi che rendono ancora più speciale il film ci sono sicuramente le ambientazioni, soprattutto le montagne (i monti del Big Horn, poco lontano dal parco di Yellowstone, anche se in realtà sono le Canadian Rockies, in Alberta) con la loro natura incontaminata e i paesaggi affascinanti e maestosi, e una colonna sonora da urlo, impreziosita da canzoni stupende come "The Devil's Right Hand", "No One's Gonna Love You Like Me", "King Of The Road" di Roger Miller, "He Was A Friend Of Mine", splendidamente interpretata da Willie Nelson e "A Love That Will Never Grow Old", una struggente ballata composta ad hoc dal musicista argentino Gustavo Santaolalla su testo di Bernie Taupin e cantata dalla celebre cantante country Emmylou Harris; insomma un capolavoro dentro il capolavoro che rende questo film che merita assolutamente tutto il successo che ha avuto, l'attenzione mediatica, gli Oscar, i Leoni d'Oro e tutti gli altri riconoscimenti: è un film di cui consiglio caldamente la visione, non solo per la sua intrinseca bellezza, ma anche perché guardarlo potrebbe rivelarsi un'esperienza molto istruttiva; almeno così è stato per me.
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