Sono popolate di animali le canzoni di questo album, a cominciare dalla filastrocca - ispirata a un canto pasquale ebraico - che dà il titolo al disco: "Alla fiera dell'est, per due soldi un topolino mio padre comprò". Una filastrocca, e poi una favola - quella degli aironi: "a un vento profumato distesero gli aironi le ali colorate". C'è un vecchio che sogna di diventare farfalla, e una "Canzone per Sarah" dedicata alla figlia appena nata, che avrà "un amico cane", e i "buoi legati al carro" nella seconda filastrocca dell'album, "La serie dei numeri". C'è un cervo morente che fa dono di sé al buon signore uscito sulle colline per cacciare, e il sinistro avvertimento de "Il funerale": "Se viene la sera compagno non avrai, da solo farai la tua strada, e allora la prima sarà la faina, verrà per portarti paura".
Ecco il mondo magico e incantato di Angelo Branduardi, un caso musicale unico in Italia e con paragoni impropri in Europa, ecco "Alla fiera dell'est", suo terzo album, uscito nel 1976, quello in cui definisce pienamente la sua maturità e il suo stile di menestrello cantastorie, fatto tanto più inquietante se pensiamo all'Italia di quegli anni, lacerata dal conflitto sociale e dalla lotta armata.
Agli apologhi raccontati nei testi corrisponde una musica quasi interamente acustica, popolata dagli strumenti prediletti di Branduardi, la chitarra e il violino, dalla chitarra di un altro squisito musicista, Maurizio Fabrizio, che firma gli arrangiamenti e alcuni memorabili duetti con Branduardi, e dal contributo di musicisti ospiti che si cimentano con una selva di strumenti inconsueti per un disco pop, come arpa, buzuki, sitar, liuto, clarino, oltre al pianoforte e alle percussioni. Una musica molto semplice nella struttura armonica ma originalissima nella scelta dei temi e delle sonorità, arrangiata con estremo buon gusto ed efficacia.
Fu un clamoroso successo, tanto da scavalcare i confini nazionali e spingersi non solo nel continente europeo, con una versione del disco registrata in francese, ma addirittura oltremanica, dove la musica italiana era (ed è in parte ancor oggi) legata agli stereotipi della canzone sentimentale, e dove l'album conobbe un'ulteriore versione in lingua inglese, uscita col titolo di "Highdown Fair" e con i testi rielaborati da Peter Sinfield, il paroliere di King Crimson ed Emerson Lake & Palmer.
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