La vecchia custodia di cartone accusa il trascorrere degli anni, eppure ciò che quel verde esprime nel cuore rimane immutato, più forte degli anni: il gelato non si scioglierà, e i bambini che saltano la staccionata e s'abbracciano nel prato rimarranno sempre tali.
Estraggo la busta, e rileggo per l’ennesima volta le parole stampate sulla busta: “Danzala la vita tua, ridila la tua allegria”.

Angelo Branduardi con la sua poesia ed il suo violino è in grado di aprire smisurati orizzonti, spaziali e temporali: epoche lontane, la passione di amori senza tempo e la tristezza delle stagioni al termine. Ma sempre in movimento, ed è un viaggio continuo, perché "è nel viaggio che tutto succede". Al suo fianco, oltre ad ottimi musicisti quali Maurizio Fabrizio, la moglie Luisa, come sempre autrice con lui dei testi e musa ispiratrice. Ed il viaggio lo porta, nel 1979, a scrivere una nuova pagina del suo diario. Ne viene una pagina magnifica, sospesa tra malinconia e dolcezza. Comincia con quello che per il Menestrello (anche se non ama granché il soprannome) è un vero classico, quella "Cogli la prima mela" che ancor'oggi, con quel ritmo chitarristico quasi gitano, è un vero inno alla vita e all'amicizia: "Stringilo forte a te l'amico che ti sorriderà". Si parla d'amore, e se "Colori" è una stupenda poesia sul male d'amore, "Se tu sei cielo" è invece dichiarazione di fiducia, di convinzione, di fede, anche se il futuro potrà essere in salita. E si parla della dolce metà della mela (per restare in tema), con quella "Donna ti voglio cantare" dove Angelo rivela la presenza dell'universo femminile in ogni elemento che lo circonda, vero motore del mondo, in una canzone quasi ossessiva nella sua linearità: "Donna, donna sei pietra, a volte nuvola sei..." Ma Branduardi non è solo questo, senno sarebbe sdolcinato come dello zucchero nel miele e basta lì.

Branduardi è favola, sostanzialmente: è racconto di personaggi strani, come “La strega”, una bambina che, spinta dallo sguardo di un uomo, una specie di stregone, lascia l’orto del padre per i segreti della magia che quest’uomo le potrà insegnare; “Il signore di Baux”, invece, caratterizzata da un incedere lento ma inesorabile, narra della vita nella dimora di un signore locale, costruita sui sassi, ed è storia di caccia e di feste; musicalmente parlando, una delle vette dell’album. Favola è anche, e soprattutto, metafora animale. E gli animali diventano rappresentazione di vizi e virtù umane (un aspetto, per la verità, più presente in altri dischi: “La pulce d’acqua” ad esempio, con brani come “La lepre nella luna”); l’ellepì presenta “Il gufo e il pavone”, a dir il vero non irresistibile, un po’ forse confusa nel cantato, comunque godibile. Certo, quello fin qui descritto è un buon album, ma nel complesso inferiore al precedente.

E allora perché “Cogli la prima mela” ? Perché mancano gli ultimi sette, otto minuti… manca la “Ninna nanna”. Il titolo non è promettente, forse. Eppure eppure, e sono perfettamente conscio dell’enormità m’accingo a dire, è la canzone in assoluto che più mi emoziona, che più mi dà i brividi: per me canzone tra le migliori di sempre, forse LA migliore di sempre, perché unica. Un intro di violino, e la voce sofferta di Angelo introduce la prima delle strofe, da brividi: “L’ho addormentato nella culla e l’ho affidato al mare; che lui si salvi o vada perduto, e mai più non ritorni da me.” Poi è una cavalcata assurda, narrante la storia del bambino dalle voci nelle cucine in fondo alle scale e poi verso la sorte incerta che lo attenderà dopo l’abbandono. Ogni strofa è accompagnata da una strumentazione dolce e decisa, sempre diversa e sempre avvolgente, nei toni delle fisarmoniche e di strumenti medievali, che culminerà nel magnifico tema per chitarra e mandolino che precederà ancora la strofa “cardine” e poi dilagherà, in un crescendo d’intensità, in una melodia che potrebbe continuare per l’eternità.

"Cogli la prima mela" magari non sarà un capolavoro, ma è opera bellissima, meritevole certo del massimo voto, e al pari del precedente "La pulce d'acqua" forse davvero non ha quel posto d'onore tra i lavori di Angelo (addirittura nella recente “Platinum collection” tutti i brani loro estratti compaiono nella versione live dell’ album “Camminando camminando” del ’96) e nella musica italiana che le spetterebbe, ed è un peccato, perché la storia della musica passa anche per i menestrelli come lui.

E perché vorrò che i miei figli (dopo una giornata prog, si intende!!) si addormentino con le sue favole e la sua ninna nanna.

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