Nel 1977 Angelo Branduardi, reduce dal grande successo dell'album "Alla fiera dell'est" uscito l'anno precedente, pubblica "La pulce d'acqua", sorta di concept incentrato sul tema giulivo della...Morte! O meglio, della speranza (o forse sarebbe meglio dire illusione?) di poterla fermare, quando in realtà la Grande Mietitrice avanza inesorabilmente inghiottendo tutti e tutte!
Il brano di apertura mette subito le cose in chiaro e, sulle note di un ballo medievale, ci "avverte"già su cosa incontreremo nel prosieguo del cammino inoltrandoci nel disco: "Sono io la morte e porto corona, io son di tutti voi signora e padrona. E così sono crudele, così forte sono e dura che non mi fermeranno le tue mura". E sempre in questo brano si può ravvisare anche l'altro tema accennato in precedenza, ossia la speranza, o meglio l'illusione, di riuscire a fermare la Signora con la Falce; in questo caso l'improbo compito spetta alla musica ed alla danza: "Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo, posa la falce e danza tondo a tondo: il giro di una danza e poi un altro ancora e tu del tempo non sei più signora". In questo caso l'Arte sembra aver avuto la meglio sulla Morte, ma come si sarà intuito è una "vittoria" solamente illusoria e temporanea. In "Il ciliegio" un giardiniere, nonostante sia già vecchio e stanco, decide di prendere in sposa una giovane fanciulla: ("Già ero vecchio e stanco per prenderla con me, ma il vecchio giardiniere rinunciare come può all'ultimo suo fiore, se l'inverno viene già?"), pensando così di allontanare lo spettro della morte ormai imminente ("se l'inverno viene già") con un amore bello e giovane che potrà ridargli nuova linfa vitale. Ma la fine dell'illusione è sempre dietro l'angolo, visto che la gioia per questo nuovo e giovane amore si tramuta presto in rabbia quando lei gli chiede delle ciliegie perché presto avrà un figlio. Lui dovrebbe in realtà essere felice se il figlio fosse suo, ma sarà così? Sembrerebbe di no: «Io guardavo le sue guance, piu bella era che mai, e sentivo dentro me già crescere la rabbia."Chiedi al padre di tuo figlio di raccoglierle per te"». Ed "il padre di tuo figlio" la accontenterà subito. La felicità effimera e momentanea del giardiniere era già svanita, e l'inverno nel frattempo inesorabilmente arrivato.
"Nascita di un lago" è ispirata alla storia d'amore tra Merlino e Viviana. Viviana aspetta qualcuno che non è colui che le si presenta: «"Dimmi cosa vuoi e io te la darò, tu pensi ancora che non mi seguirai mai, ma di te farò un albero fiorito, poi ti guarderò fino a quando appassirai"."Non ti prenderai gioco di me, tu non sei certo quello che io sto aspettando. Hai vissuto già per mille anni, ma sei giovane, lo vedo, forse più di me". Quella volta infine si adirò ed in un vasto lago la mutò e dall'alto di una bianca torre per il resto del tempo lui l'amò ». Anche qui, l'illusione di Viviana di aspettare un qualcuno che non arriverà mai si infrange miseramente contro l'ira di Merlino che la trasformerà per sempre in un vasto lago, decretandone in qualche modo la morte. Chi parla nel successivo brano è un "poeta di corte": «È venuto il corvo di mare a predirmi la sorte: "Tempo tu non avrai di fuggire, ti raggiungono già! Strapperanno i tuoi occhi, bruceranno il tuo cuore"; ma "Io non ho paura di dovere morire. E tu, vecchio corvo, i suoi occhi strapperai. Io non ho paura, molto a lungo ho cantato, ma il suo cuore, falso come il mio, brucerà!"». Ma anche qui la speranza è destinata a rimanere vana, e anche se "E il mio signore non sa, una sola volta non basterà che l'avvoltoio divori il mio corpo per far tacere per sempre il mio cuore....È venuto dal mare il granchio, alla sua bocca spetterà di potere, con l'ultimo respiro, rubargli l'anima".
In "Il marinaio" una donna aspetta con fiducia il ritorno del suo uomo dal mare, perché "Te l'ha giurato e sai tornerà: l'uomo che amavi non mentiva mai": penso si intuisca come vada a finire...Nella title-track si parla di un uomo che ha perso la sua ombra, che potrebbe essere una metafora della sua vita, rubata da una pulce d'acqua. Per farsi perdonare dalla serpe d'autunno e dalla serpe verde che lui ha schiacciato, deve a lungo cantare, cosicché "la pulce d'acqua che lo sa l'ombra ti renderà". Ma sarà vero? "E la mosca d'autunno che hai schiacciato non ti perdonerà... E la serpe verde che hai schiacciato non ti perdonerà": chissà...
In "La sposa rubata" si parla, appunto, di una sposa "che al banchetto mai più ritorno fece", dopo aver seguito ingenuamente l"invitato in più". Ma ad un suonatore che se ne andava in giro in piena notte apparve un signore sconosciuto che gli disse: «"Forse tu cerchi la sposa che andò perduta, se hai cuore di seguirmi da lei ti condurrò". E una barca lo portò lungo un'acqua scura, ritrovò la sposa e aveva vesti d'oro. "Il mio anello ti darò, portalo al mio uomo, qui non soffro più nè male nè desiderio"». Anche in questo caso si affaccia (forse) un barlume di speranza, subito destinato ed evaporare come neve al sole: "Il suonatore si girò, fece un solo passo, poi gridare la sentì nell 'acqua che la soffocava. Come luce lei brillava quando in sposa andò, dove mai l'avrà portata il signore che la rubò?". In "La lepre nella luna" una lepre, una volpe ed una scimmia giocavano felici, quando ad un tratto un vecchio li chiamò e disse loro: "Chi di voi tre mi aiuterà sarà da me premiato". E mentre volpe e scimmia si diedero da fare la lepre continuò a giocare: "Mentre la lepre col vecchio se ne andava, da allora sempre gioca spensierata là in alto, nel palazzo della luna" Quindi adesso la lepre è felice per sempre? Non proprio, forse è stata uccisa dai suoi due amici e non se ne è neanche accorta:«Davanti al cibo che gli fu servito il vecchio certo pensò: "Povera lepre, ti han tradito gli amici che tu amavi"».
Infine, in "La bella dama senza pietà" un uomo incontra una donna bellissima: "è stato in mezzo ai prati che io la incontrai e come se mi amasse lei mi guardò...Quando al mio fianco lei poi si appoggiò io l'anima le diedi ed il tempo scordai". Anche qui, la fine dell'illusione è dietro l'angolo: «Al limite del monte mi addormentai, fu l'ultimo mio sogno che io allora sognai; erano in mille e mille di più....con pallide labbra dicevano a me: "Quella che anche a te la vita rubò, è lei, la bella dama senza pietà"».
Branduardi, nelle sue composizioni, sia per la musica che per i testi, spesso cita (secondo altri, plagia) altre opere, e questo album non fa certo eccezione: ad esempio, la melodia di "Ballo in fa diesis minore" si ispira a "Schiarazula Marazula", brano friulano di origine medievale che accompagnava riti esorcistici; "Il ciliegio" è un adattamento della tradizionale canzone inglese "The Cherry Tree Carol"; "La pulce d'acqua" è ispirata ad un mito degli Indiani d'America, e così via. Ma lui riesce in ogni brano a mettere il suo tocco magico e personale: per questi racconti fuori dal tempo e dallo spazio, anche la musica deve essere adeguata, e così nel disco ci si imbatte in ballate medievali, sonate rinascimentali, sinfonie bretoni, semi-valzer, musica celtica, ma soprattutto nel suo violino magico e spiritato allo stesso tempo. La melodia che accompagna la title-track, dove il violino la fa da padrone, è una delle più belle e affascinanti di sempre: ascoltare per credere...
A questo punto forse vorrete sapere come faccio a essere così sicuro di tutte le cose che ho scritto sul disco (o, molto più probabilmente, non ve ne fregherà assolutamente nulla). Semplice: non lo sono affatto, è tutto frutto della mia mente...bacata?
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