Un capolavoro, altre parole non possono venire all'ascolto di uno di quei dischi destinati a cambiare la musica per sempre, lasciando un segno tanto profondo quanto gradito: 'Angels Cry' è tutto questo.

Prodotto nel lontano 1993, il disco si fece notare per vari fattori, primo dei quali la band che lo suonava, gli Angra, band carioca che prese il nome dall'antica dea del fuoco brasiliana: formata da Andre Matos (una delle più belle e cristalline voci che l'heavy metal abbia mai conosciuto), Rafael Bittencourt e Kiko Loureiro (una delle più forti coppie chitarristiche del panorama odierno) e anche Luis Mariutti e Ricardo Confessori alla sezione ritmica, i sei scoinvolsero il mondo grazie all'elevatissimo tasso tecnico/melodico che riuscivano a creare nei loro pezzi, che si presentavano si complessi strutturalmente e difficilmente suonabili da persone "normali", ma erano (e sono) anche ricchi di parti melodiche e volendo anche easy-listening.

L'album si apre con l'incompiuto di Schubert (Unfinished allegro), qui leggermente riarrangiato dalla tastiera, che ci conduce direttamente al primo vero pezzo del disco, nonchè uno dei più grandi capolavori musicali partoriti da mente umana, Carry On: un riff di chitarra di ispirazione progressiva da inizio alle danze, andandosi ad unire con un basso pulsante nel fondo e una batteria che tiene tempi imperdibili; ma ecco che dopo qualche secondo appare la voce di Matos, che eleva a massimo capolavoro la traccia, andando a prendere tonalità assolutamente fuori dalla norma (sentite fino ad oggi solo con l'italianissimo Michele Luppi). Altro pezzo forte della song è sicuamente la parte solistica che risulta essere particolarmente raffinata e gustosa.
A seguire troviamo invece un altro classico Angra: Time, introdotta da un arpeggio di chitarra classica alla quale ancora una volta, l'immancabile Matos si unisce andando a prendere note leggermente più basse, ma sicuramente molto più emozionali. Eccellenti i cori che ricordano qualche cosa della produzione Queen. Dopo la prima parte più calma, la canzone esplode in un pezzo prog/power estremamente trascinante e sentito, che ci conduce all'ascolto della title-track, uno dei pezzi più squisitamente riusciti dell'intero panorama metal; parti veloci, spezzate da frenate decise, melodia e tanta tecnica vi accompagneranno per oltre 7 minuti di vera musica.

Ancora un intro di chitarra classica si ritrova con Stan Away, la traccia sicuramente più profonda e sentita dell'intero album: l'interpretazione vocale diventa qui la vera protagonista, dividendo tonalità strillate con vette vocali assolutamente non umane (specialmente quando Matos pronuncia le parole "This Fire Still Burn") ed altre più basse e corpose; ad aggiungersi a ciò, va detto che troviamo una sezione ritmica particolarmente pregiata, che va a comporre parti serrate alle quali si legano tempi più controllati. Percussioni folk, basso e chitarre ci introducono al pezzo più easy, ma anche più prog, dell'album: Never Understand, traccia ricca di melodie fresche (volendo esagerare un poco, anche estive) alle quali bene si lega la voce "da sirena" (non fraintendete, si sente che è una voce maschile) dell'onnipresente vocalist. La track si sviluppa poi in un esercizio tecnico/melodico di dimensioni elevate, presentandosi ricca di cambi di tonalità e tempo, accellerazioni e assoli a non finire.

Si arriva così alla cover del disco: una delle migliori cover mai realizzate, Whuthering Heights dell'angelica Kate Bush, reinterpretata da un Matos ultraterreno, in maniera fantastica. Days Of Pounding Emptiness: streets of tomorrow... la traccia più power del disco, la più veloce e la meno melodica dell'album, forse un pò scontata ma non per questo meno bella: unico difetto oltre la scontatezza è anche una certa staticità musicale e un'eccessiva facilità schematica, senza raffinatezze eccessive.
La chiusura dell'album è invece affidata ad un altro punto forte dell'intera produzione dei carioca: Evil Warning è un pezzo rapido, che non da vie d'uscita all'ascoltatore, che lo lascia sempre attaccato con l'orecchio alle casse, presentandosi ricca di solos pirotecnici, parti ritmiche fuori dalla norma, vette vocali non comuni e tanta tanta passionalità.

Il disco termina così, ma trovo doveroso spendere alcune parole anche su una produzione, che si presenta veramente di elevata qualità, professionale ed azzeccata per il tipo di album, che non smetterò mai di dirlo è uno dei più grandi capolavori in ambito metallico.

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