A metà degli anni '90 il Metal era ormai in una già avanzata fase di declino e solo il progressive sembrava uno dei pochi generi a tenersi in piedi grazie alla tecnica sovraumana di gruppi come Dream Theater e Symphony X. Proprio in questo periodo, 1994 per essere precisi, un altro gruppo cominciava ad imporsi, e non veniva da Stati Uniti, Inghilterra o paesi vari, ma bensì dal Brasile! Avrete capito ormai, o almeno spero che sto parlando degli Angra, il gruppo che prende nome dalla mitologica dea del fuoco.
Questa band, da come potrete intuire, unisce tecnica, velocità, melodia e molte innovazioni, grazie ad influenze folk carioca... Ed è tutto questo che troverete in "Angels Cry", il loro spiazzante debutto che racchiude in se quasi un'ora di MUSICA ALLO STATO PURO! (e non come quella schifezza che dicono nella pubblicità di m2o) E daltronde non poteva essere diversamente vista la line-up, composta da Kiko Loureiro e Rafael Bittencourt alle chitarre, Luis Mariutti al basso, Marco Antunes alla batteria (qui presente sono nella registrazione) poi sostituito da Ricardo Confessori e ovviamente dall'ugola d'oro Andre Matos.
Bene, cominciamo ora a parlare del disco vero e proprio, che comincia con l'intro "Unfinished Allegro" di Schubert, il quale ci porta alla canzone che in molti considerano il vero capolavoro degli Angra di sempre, vale a dire "Carry On", che parte subito con un riff ai limiti del power-speed e sostenuto dall'incredibile voce di Matos, tanto che ogni volta che ascolto la sua interpretazione in questa song mi vengono i brividi. Giunti alla fine di questo capolavoro, un arpeggio di chitarra ci conduce alla splendida calma di "Time" e, dopo aver ascoltato altri pezzi molto belli quali la Title-Track, "Stand Away" e "Never Understand" arriva il turno di una cover, una signora cover, cioè "Wunthering Heights" di Kate Bush, sulla quale ognuno andrà a pensare seriamente che Matos sia stato evitato appena nato... Impressionante!
Ultimi tre brani che troviamo sono l'orecchiabile "Streets Of Tomorrow", "Evil Warning", altro pezzo forte dell'album richiestissimo nei live, per poi proseguire con la finale "Lasting Child", che con la sua calma non avrebbe potuto terminare in modo migliore questo disco.
Inutile dire che quest’album sia suonato in modo splendido dai quattro brasiliani, che al loro esordio discografico sono stati in grado di sfornare un album dalla maturità impressionante, cosa che pochi altri gruppi sono riusciti a fare.
Onore agli Angra quindi, per avere sfornato questo grande capolavoro di musica, a mio parere inferiore solo a "Holy Land", ma questa è questione di gusti. Almeno un ascolto, anche distratto, mi sembra quasi obbligato, se poi siete appassionati di Progressive, beh, cosa aspettate? Correte a procurarvelo!
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