Angry Samoans. 1982. Secondo album. Los Angels. Hardcore punk. Ecco cosa bastava scrivere per questo disco.

Lo stereotipo della musica punk americana del periodo può essere descritto con "Back from Samoa". Musica dura e furiosa, brani che a stento superano il minuto di durata, grafica povera e decisa ed etichetta indipendente (Triple X).

Considero gli Angry Samoans come una band piuttosto presa sottogamba anche se non li si può considerare come la solita formazione di bravi sconosciuti. Hanno ricevuto lodi nei giusti momenti ma dopo il loro scioglimento sono gradualmente stati dimenticati. Molto probabilmente perché oltre a questo album, solo "Insade my brain" (il loro debut album) è stato un ottimo lavoro, dopodiché tutti gli altri dischi sono stati carenti di belle idee e pasticci di roba già sentita.

"Back From Samoa" non può essere considerato come un opera di ingegno o di innovazione la loro musica rimaneva piuttosto diretta e coincisa, non eccessivamente rumorosi ma con arrangiamenti che nel loro genere rimangono orecchiabili. Sappiamo che nel periodo band del calibro dei Dead Kennedys stavano aprendo nuove strade con variazioni innovative e inusuali, quindi credo che molta delle giuste ricompense degli Angry Samoans siano state sottratte per la mancanza di una vera e propria personalità musicale.

Come ho sempre pensato le vere band nascono solo se hanno un cantante carismatico, cosa che in questo complesso non manca di certo. Mike Saunders è un ottimo cantante, gioca bene con le linee vocali e possiede una gradevole voce dal tono particolare. Strumentalmente non ci sono particolari pecche da segnalare, le chitarre sono regolate con acerbe distorsioni, di tanto in tanto si cimentano in basilari assoli poveri ma sinceri. Ritmicamente questo non è il solito album punk di velocità estrema, si può ascoltare questo disco senza rimanere gravemente storditi. Tutti i brani hanno un loro perché, non sono presenti quei pezzi inseriti nel mezzo tanto per riempitura, anzi devo ammettere che tutte le tracce sono differenti tre di loro non facendo scendere "Back From Samoa" come uno di quei dischi "sentita una sentite tutte".

I miei pezzi preferiti sono "Gas Chamber", "Light Out", la famosissima "Time has come Yoday" e l'oltraggiosa "They saved hitler's cock".

In conclusione dico che questo album sia una delle fondamentali "opere" punk americane, credo che tutti gli stimatori del genere debbano averlo nella propria collezione.
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