Con goduria stavo sentendo in rete robaccia tipo Germs, Circle Jerks, Minor Threat e mi appaiono 'sti Angry Samoans mai coperti prima e prima di razionalizzare la visione della copertina la mia anima aveva già deciso che è la miglior cover di tutti i tempi.

Troppo tutto l'artwork, la situazione, i colori, quegli aerei militari, l'assente espressione sbiancata della testa strappata, l'indecifrabile smorfia del "mostro della laguna blu". Sicuro che mi ci faccio una maglietta, e invito anche voi altri a farsela magari mettendo la propria faccia al posto del malcapitato decollato.

Con una copertina così ero certo che la musica non poteva essere da meno. È tutto un concept incognito colto travestito da cazzonismo punk e la California si sente nei meno dei venti minuti del disco dove l'esaltazione dell'immediato, che solo il punk del Golden State sa trasmettere, dilata la durata dell'ascolto.

E tiriamo fuori non una risata sguaiata né un ammiccamento sommesso ma un sorrisone liberatutti tanto è la carica aggregante dei ragazzi: bermuda, birra e salsicciotto in mano, party a mezzogiorno nel giardino dei tuoi a cazzarare con gli amici ventenni, come il disco ci fa sentire tutti: ventenni...

Back To Samoa rinvigorisce la mascella del piranha che è in noi nell'usare la dentatura non per una masticazione tranciante ma per un truculento smile spensierato.

Vincent e Jules: “Ti ricordi di...Tony Rocky Horror? Si mi pare, quello grasso. Io non me la sentirei di chiamarlo grasso, ha problemi di peso, poveraccio che deve fare, è SAMOANO...”

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