È importante iniziare la recensione di quest'ultima fatica degli Animal Collective precisando due punti, brevi, chiari essenziali:
Primo: gli Animal Collective fanno musica psichedelica. Può sembrare che definirli così sia dire poco eppure si è già rivelato molto. La storia della musica ci offre pochi gruppi che si riesca a definire davvero psichedelici perché, diciamocelo, in fondo espandere la mente non è cosi facile. Gli Animal Collective sono il gruppo psichedelico assegnatoci per il nuovo millennio. Dobbiamo essergliene grati. Sono unici.
Secondo: l'evoluzione chiara, evidente seguendo la carriera breve ma intensa della band statunitense, è verso un formato sempre più marcatamente pop. Ciò non significa che gli Animal Collective stiano perdendo in freschezza e capacità di sorprendere. Tutt'altro. Stanno acquistando sicurezza nel songwriting e incisività nell'evitare di disperdere le energie.

Ecco che detto ciò, questo "Feels" potrebbe anche rivelarsi il loro miglior lavoro. Certo è che si apre benissimo con quella "Did You See the Words" una cavalcata dolce, colorata, cangiante eppur solidamente omogenea, un grande pezzo seguito da un ancor più grande pezzo: "Grass" potrebbe essere una melodia giapponese cantata su una base di surf music che ogni tanto si inceppa e impazzisce. Risultato: un grande singolo, spiazzante, orecchiabile ma anche giustamente delirante come ci si aspetta dagli Animal Collective.
Una prima pausa arriva dall'apparentemente informe "Flesh Canoe". Sbaglio o alcune cose, almeno in certe composizioni, almeno nello spirito ricordano i My Bloody Valentine? Prendiamo ad esempio questa passione per l'informe, per la melodia che emerge faticosamente dal magma sonoro che si esprime appunto in "Flesh Canoe".
Ma poi torniamo al carnevale multicolore di "The Purple Bottle": brano che contiene almeno 4 o 5 pezzi al suo interno e tutti bellissimi! La capacità inventiva di Animal Collective è davvero sorprendente!
A questo punto succede qualcosa, succede spesso nei loro album, si entra in una lunga fase meditativa, indolente, da trance. È tipico delle droghe: C'è l'up e il down, l'esaltazione e il riposo, la visione estatica e quella mistica. Seguono infatti tre brani che si trascinano lentamente: le bellissime "Bees" (davvero immaginifica nel congiurare scenari orientali e una certa indolenza da afose atmosfere del Sud) e "Banshee Beat", la meno entusiasmante "Duffy Duck" (l'unico mezzo passo falso del disco, si trascina un po' troppo rispetto all'esile idea musicale da cui prende spunto) e la coda ipnotica di "Loch Raven".
In chiusura si torna ad atmosfere vivaci con un altro grande pezzo, "Turn into Something", ancora Beach Boys che han preso troppe pasticche d'acido, ancora straordinario entusiasmo, verve, classe.
Pochi gruppi sperimentali sono così divertenti e trascinanti. Un altro successo per gli Animal Collective. What next?

Carico i commenti...  con calma