Bologna, un pomeriggio caldissimo di luglio.

Una lunga fila di soggetti bizzarri sotto il sole a trasportare scenografie, pannelli, costumi, generi di prima necessità.

C'è l'allampanato autore/regista, lo psicologo/utopista (fondatore della compagnia), qualche delicata educatrice, due clowns volontari, il primo attore anziano e disabile, gli utenti/stelle del palcoscenico del servizio psichiatrico.

C'è un bel pezzo di strada da fare a piedi, il luogo dello spettacolo è lontano, irraggiungibile dal pulmino e dalle macchine.

L'allampanato autore/regista si ferma e la guarda quella lunga fila, la guarda e la riguarda e si dice che lo spettacolo è quello, non la tragicommedia che andrà in scena tra poco per dio sa quale rassegna estiva.

Si perché le allegre brigate, le congreghe improbabili, l'unirsi fantastico di fantastici soggetti, gli fanno tenerezza e gli pare stropiccino, anche se solo per un attimo, l'anonimo, grigio fondale delle cose...

E allora, contro quel fondale, eccitato dalla bellezza di ciò che vede e noncurante della stanchezza, del caldo e della gente che passa, si mette a cantare, seguito ben presto dal resto della compagnia...

Del resto la conoscono bene quella canzone visto che, più o meno sempre, è quella che cantano per scaldarsi prima delle prove.

"Canto per chi non ha fortuna, canto per me..."

Ma, per raccontare come sono venuto a conoscenza di questa "Canzone arrabbiata" devo partire dal suono della radio del negozietto di Yorgos...

Il negozietto di Yorgos era una casettina bianca piena zeppa di cose...io ci comprevo I quaderni, i bellissimi quaderni blu della scuola elementare greca...ma, come ancor oggi in certe bottegucce di paese, ci potevi trovare di tutto...

Yorgos era un vecchiettino minuto dai vivissimi occhi azzurri e dalla risatina da cartone animato, un ehh ehh ehhh in cui potevi leggere una specie di sorniona e divertita saggezza...

Ma Yorgos, soprattutto, aveva una radio magica...

Un oggetto fuori dal tempo da cui usciva il mondo orchestrina, ovvero una specie di bric a brac sonoro che svolazzava tra saltellanti delizie balcaniche e soundtracks di improbabili film dell'anima...

Fu ascoltando quella radio che il rock'n'roll cominciò per me a perdere d'importanza..., con l'urgenza deragliante delle chitarre grattuggiate, che lasciava il passo a violini, organetti, bouzuki...

Ah,, con quei suoni che uscivano con dolcezza dalla botteguccia e andavano a sfiorare i rami degli ulivi, non avevo più bisogno degli occhialoni da saldatore per proteggermi da un milione di scintille dark wave...

Erano suoni obliosi...e ubiqui...perché, senza darsi importanza, stavano qui e la, dentro e fuori...

E non darsi importanza è l'unico modo per dare importanza a tutto il resto...

Ma ora passiamo a Kostas, un tipo buffo assai, innamorato (senza speranza ovviamente) della mia allora fidanzata di sogno...

Proprietario di un cafeneion bianco con le finestrelle blu perso nell'interno dell'sola, tra profumi accesi d'erbe aromatiche e la strada per la scogliera...

Era alla mia fidanzata di sogno, non certo a me, che il buon Kostas, con la sua aria da folletto con gli occhiali, proponeva musichette confacenti all'aria che allora noi avevamo...

Ovvero, in sedicesimo un'aria da Merlino e Viviana, il mago e la fanciulla che, tenendosi per mano, intonavano strofette insensate sull'amore assoluto...

Ecco, tra quelle musichette c'era questa canzone, .non nella versione di Anna Melato, ma in quella di un'oscura cantante greca...

Ecco, a me,, al primo ascolto, venne subito in mente la radio di Yorgos...

Forse per via di quei toni da marcetta sguaiata, o per il mix di caos e malinconia, di disillusione e orgoglio...oppure per quel suono infantile e irreale da orchestrina che s'agita e s'agita con strumenti giocattolo...

L'unica cosa che con la radio di Yorgos c'entrava poco erano quelle parole italiane così indimenticabili...

“Canto per chi non ha fortuna, canto per me. Canto per rabbia a questa luna contro di te. Canto a quel sole che verrà, tramonterà, rinascerà, alle illusioni. alla rabbia che mi fa "…

Parole indimenticabil, si...Che è difficile dir meglio la rabbia e il malessere...

Va detto poi che la versione della Melato è dieci volte più bella di quella che ci fece sentire Kostas...

Che guaiata e saltellante la musica, sguaiata e saltellante è la voce...

Per non dire della passione...

La conoscete la passione? Sapete cosa vuol dire unirla a parole che sembrano definitive e a una musica che sembra che lo strumento sia il tuo stesso cuore?

Si, lo so che lo sapete...lo so che capita anche a voi.......

Ma eravamo partiti da quella strana e smandrappata compagnia teatrale...ecco, non so se avete capito che l'allampanato autore/regista ero (sono io)...

Che per lavoro, quando sono fortunato, mi capita di occuparmi di cose del genere...e allora voglio chiudere con un altro ricordo, questa volta molto più recente...

E' l'ora di pranzo al “Marameo” e una frase risuona nel più assoluto silenzio...a pronunciarla con un filo di voce è Giovanni, disabile con caschetto per via delle crisi epilettiche...la frase dice, più o meno, "il poeta dentro di me si sta svegliando"...e viene da un testo teatrale che stiamo scrivendo insieme...

Evidentemente Giovanni sta ripassando la parte...

Ecco, all'ora di pranzo, in un silenzio assai strano (che una quindicina di disabili che mangiano fanno un bel casino) quella frase così incongrua...e così magica...

Prima mi è venuto da ridere, poi mi sono commosso...

Magari ci capiterà di cantarla ancora “Canzone arrabbiata”....

(ah il testo è di Lina Wertmullere la musica di Nino Rota, non proprio due tipetti da niente)

Trallallà...

Carico i commenti...  con calma