“Quando stringi tra le mani questo booklet, sappi che nel 21° secolo, stai impugnando il più tenace, umano e concreto documento della leggenda British folk anni ’60, Anne Briggs. E quando senti il suo canto del cigno datato 1971, The Time Has Come, ascolta la sua voce nuda come vento poggiarsi sulle tredici canzoni, il documento registrato di una carriera irregolare, allora le tue mani saranno vuote, e stringeranno nient’altro che aria. Anne sarà fuggita alla cattura ancora una volta...” (Dalle note del disco)
Anne Briggs è una delle figure più interessanti del folk inglese eppure, come spesso succede, non sempre ci si ricorda di lei. La sua esistenza e la sua musica mi appaiono sempre come sospese, difficilmente collocabili temporalmente e stilisticamente, quasi fossero avvolte da un indefinibile alone di mistero. In modo particolare è la sua voce a colpirmi; quel suo sapore incredibilmente selvatico e genuino, libero e inafferrabile che mi avvolge ogni volta che la ascolto. Nessun effetto speciale, nessun trucco: i brani di Anne Briggs sono carichi di forza propria, sono indubbiamente un dono di madre natura e rappresentano nella loro purezza il canto ideale del creato nel suo stato originale. Anne Briggs è sempre stata una figura inafferrabile e inconsueta nella sua particolarità e non stupisce il fatto che ascoltandola si abbia l'impressione di ritrovarsi faccia a faccia con una delicata creatura in fuga.
"The Time Has Come" (1971) è il suo secondo disco (se escludiamo l'LP di 4 tracce datato 1964) e sarà, ahimè, il penultimo. Infatti Anne Briggs lascia la scena musicale dopo il suo terzo album, a soli 27 anni, e si ritira a vita privata. Ci ha lasciato una trentina di canzoni e noi sognatori non possiamo far altro che cercare di afferrarle, dimenticando per un momento che non si può possedere la libertà.
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