Elegante, sofisticata, non per tutti ma mai troppo fredda o inutilmente contorta, Anneli Drecker è una cantante di gran classe che non è mai riuscita, o forse non le è mai importato più di tanto, ad ottenere un apprezzabile livello di notorietà al di fuori dei suoi confini nazionali. Forse perchè la proposta musicale dei Bel Canto, trio formatosi a fine anni '80 e scioltosi nei primi anni del nuovo millennio di cui Anneli è stata la vocalist non rientrava nelle particolari e schematiche logiche del commercio, o magari semplicemente perchè in questo preciso ambito musicale la Norvegia ha meno santi in paradiso, o è percepita come meno "cool" della vicina Islanda, chi lo sa. Probabilmente Anneli stessa si è accontentata della sua dimensione di icona nazionale, dato che i numerosi featuring di cui è costellata la sua carriera la vedono sempre al fianco di altri artisti norvegesi, tra cui Royksopp e Apoptygma Berzerk tanto per citarne un paio. Comunque sia, Anneli Drecker è un personaggio poliedrico e affascinante che ha di fatto abbandonato l'attività da recording artist dopo il suo secondo album solista datato 2005, forse per mancanza di stimoli e ispirazione, oppure perchè già soddisfatta di quanto ottenuto in precedenza, anche in questo caso un piccolo mistero.
"Frolic", il canto del cigno di questa conturbante chanteuse norvegese, è un album in cui, canzone dopo canzone, crolla inesorabilmente il misero stereotipo della ice queen nordica, ma Anneli Drecker sceglie la strada meno ovvia per sfatare il clichè, lo fa con classe ed esperienza, senza mai scomporsi troppo, conquistando l'ascoltatore a piccoli ed aggraziatissimi passi. "Frolic" viaggia su un ritmo andante/rilassato, la struttura portante è prettamente elettronica e nel sound c'è veramente poco di scandinavo; affiorano a più riprese atmosfere celtiche e asiatiche, e tali velleità world-music sono una componente perfettamente integrata nel contesto, saggiamente amalgamata tra idilli lounge e uptempos ballabili. Un elogio della lentezza, della fantasia e della femminilità, ben rappresentato da visionari e sensuali midtempos elettronici come "You Don't Have To Change" e "Safe Now", perfetti per apprezzare appieno la morbidezza ed il calore che scaturiscono dalle fatate corde vocali di Anneli Drecker, che si avvale di riverberi e sovraincisioni vocali per aumentare ulteriormente le suggestioni e i sapori esotici di "Frolic". Idee chiare e stilemi continuamente ripresi ma nessun accenno di monotonia e stagnazione, l'artista riesce ad immedesimarsi con lo stesso fascino e maestria nel candore materno di una cullante ninnananna come "My Emily" e nella lascività di una novella Salomè in "Monkeytrap", ipnotica e maestosa danza del ventre in cui scorrono impetuosi suoni e colori di terre lontane, ritmi arabici e mantra indiani. Continue e camaleontiche matamorfosi, così sottili e naturali che a malapena ce ne si accorge, l'algida eleganza jazzy di "Cool World" e i ritmi caldi e ballabili di un ammiccante electro-R'n'B come "Stop This", una pregevole ballad d'atmosfera come "Strange Little Bird", dalle sonorità distese e di ampio respiro che richiamano gli Erasure più raffinati di metà anni '90, l'idillio orchestrale-new age di "Angel Bossanova", che grazie all'intrinseca sensualità del cantato non risulta per fortuna troppo etereo e volatile oppure l'andamento sinuoso di "Painted Black", una "Sweet Dreams (Are Made Of This)" ripulita, struccata e vestita in abiti da sera.
Comunque lo si voglia interpretare ed inquadrare, rimane il fatto che "Frolic" è qualcosa di veramente notevole: l'anello centrale di una catena che unisce idealmente Sade a Maggie Reilly, una trama fatta di intrecci di aria e fuoco, i due elementi più leggeri, dinamici e volatili, un mardi gras ai ritmi eleganti e compassati di una sfilata d'alta moda, un tripudio di suoni, profumi e colori che per essere apprezzato pienamente necessita di un approccio sincronizzato con quello dell'opera: attento, aperto e rilassato, in modo che non passi inosservata nessuna sfumatura di questa soave fantasia cromatica al femminile. Tempo ben speso, che Anneli Drecker saprà ripagare ampiamente con la sua classe sopraffina.
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