Nel mondo del thrash gli Annihilator rappresentano una delle formazioni più curiose e contestate dell’intero panorama. La condizione generale del gruppo è dovuta fondamentalmente alla figura del leader, quel mago della sei corde conosciuto come Jeff Waters, mente capace di dar vita ad album seminali e talmente importanti da meritarsi un posto d’onore nell’olimpo metal, ma capace allo stesso tempo di tirare fuori dei veri e propri abomini musicali come “King Of The Kill” o ancora “All For You”, giusto per nominare i casi più eclatanti.
Nel 2007 il buon Waters, che per carità ha tutto il mio appoggio, se ne torna sul mercato con un disco, “Metal, che ha un titolo abbastanza esplicativo, o almeno così dovrebbe essere, di quello che si affronterà all’ascolto del disco: ora, non per criticare, ma qui di metal, nel vero senso della parola ce ne è ben poco, e quel poco presente non è neanche del migliore, come si può notare nella opener “Clown Parade” nella quale si scade nell’autoplagio, richiamando alla mente “W.T.Y.D.”, uno dei pezzi più rappresentativi di quel capolavoro che era “Alice In Hell”. Il resto del disco non si discosta qualitativamente dal primo pezzo, a partire dalla seconda “Couple Suicide” nella quale dettano Danko Jones e la piattissima (si parla di voce naturalmente) ma avvenente Angela Gossow, che si presenta come pezzo abbastanza scialbo e poco accattivante. Tra i pochi momenti che si lasciano ascoltare con un po’ più di attenzione figurano “Army Of One”, che pur ricordando nel ritornello “Wild Boys” dei Duran Duran, vive buoni momenti grazie ai riffs di Waters.
Per il resto, il platter davvero offre poco, con le sue melodie scontate, ripetute fino alla nausea, senza un pizzico di originalità e freschezza compositiva. Non bastano neanche i nomi celeberrimi dei vari ospiti chiamati a collaborare e la buona prova tecnica del gruppo ad alzare la qualità davvero modesta di questo ultimo lavoro di casa Annihilator. Ultima cosa da aggiungere la pessima prestazione vocale del chitarrista ritmico Dave Padden, che si trova davvero fuori posto e impacciato in un ruolo che neanche lontanamente gli compete.
Sperando in una rinascita, anche se ora mai ci è rimasto poco da sperare, torno ad ascoltarmi i veri capolavori del passato, lontano, ma che nei miei sogni ogni tanto torna.
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