Una normale e afosa giornata estiva. Una come tante, dove il sole che irrora ogni cosa con i suoi implacabili raggi. È mattino inoltrato e alla stazione ferroviaria centrale viene scattata una foto. Uno scatto per nulla artistico, non coglie nessuno scorcio particolare né qualche luce a effetto. Solo della gente comune. Persone che affollano la banchina del primo binario arroventandone le mattonelle già arrostite dal sole. Cosa nasconde questa foto? Sembra assolutamente anonima. L’orologio in alto, però, segna le 10:24 e quella è la banchina del I binario della stazione di Bologna.

10:24 10’’. Fammi andare a prendere il sottopassaggio perché se mi azzardo ad attraversare i binari la Polfer mi stana. Poi neanche potrei in quanto c’è il treno per Chiasso in sosta. Quasi quasi passo al chiosco dei gelati. Con questo caldo non sarebbe una cattiva idea…

10:24 20’’. Anche il chiosco dei panini è pieno. Si, quello è il treno che va a Chiasso. E’ arrivato da poco…Prego. Angela? Amore, vuoi stare un po’ ferma? La mamma è stanca e dobbiamo partire per un viaggio lungo, va bene? Su fai la brava e ti compro il gelato…

10:24 30’’. Madonna che caldo che fa. Se solo devo pensare di dover prendere il treno con questa afa. Accidenti, sudo solo a pensarci. Come si vede che sono arrivate le vacanze…guarda che fila alla biglietteria. Ne avrò almeno per mezz’ora. Uffaaa…

10:24 40’’. Senta scusi, per raggiungere la Torre degli Asinelli ci vuole molto da qui? Non sono pratico della città… sa qual è il pullman che ci arriva o mi consiglia di prendere un taxi? Ah è vicino, anche un quarto d’ora a piedi. Via Amendola, Piazza Maggiore, Via Rizzoli ed è lì…

10:24 50’’. Vediamo un po’…si c’è un po’ di posto qui. Ragazzi, venite qui alla sala d’aspetto di seconda classe! Qui possiamo almeno sederci un po’ in attesa. Almeno appoggiamo a terra stì bagagli così pesanti…Aaah. Finalmente…

Un insolito e invisibile vento caldo fuoriesce da una valigetta appoggiata a terra, vicino al muro. Sono le 10;25 e della gente comune di questa foto ancora più comune non rimane niente. Un lampo bianco le cancella in un attimo. I più “fortunati” quel vento caldo lo sentono ancora sulla pelle. E tra poco sono passati quasi quarant’anni…

La Angela del dialogo immaginato è Angela Fresu, la vittima più piccola del martirio. 3 anni. Della madre, Maria non è rimasto nulla. Quando la bomba è esplosa sembra che si fosse alzata per rincorrere la figlia che stava uscendo dalla sala d’aspetto. Un tempismo orribile l’ha completamente disintegrata. Un frammento di pelle appiccicato ad uno straccio di cotone è stato trovato tra le traversine del primo binario ed è stata riconosciuta per il DNA compatibile a quello di ciò che restava della figlia…

Per far entrare questa immagine nella pelle basta fare un piccolo esperimento. Provate a fissarla evitando di battere le ciglia. Con una buona dose di resistenza dopo una manciata di secondi, la foto apparirà inevitabilmente appannata. In teoria accade quando i vostri occhi si concentrano su uno stesso oggetto come se si volesse ipnotizzarlo. In realtà la gente di quella foto si sta dissolvendo. Dopo qualche altro secondo i vostri occhi inizieranno a bruciare. So che è fastidioso ma in realtà è quel misterioso vento caldo che sta avvolgendo quella gente. Un frammento di tempo e i vostri occhi dovranno giustamente chiudersi. Fanno male. Stavano implorando un battito di ciglia per umettarsi un po’. Giusto per mandar via il bruciore. Ad occhi chiusi c’è il buio. In realtà non vedete più nulla perché quelle persone che animano la foto sono scomparse.

Riaprite gli occhi. L’immagine è di nuovo lì davanti a voi. E’ un ricordo. Il ricordo di chi è stato immortalato un minuto prima di sparire per sempre.

Di quel giorno anche se ero relativamente piccolo ho un flash assurdo stampato nella mente. Ero a Rimini in vacanza con i miei. Stavamo in macchina. Una Ford Escort L rossa ed avevamo i finestrini abbassati. L’aria condizionata nel 1980 è un lusso per pochi. Non ricordo che ore fossero, immagino mezzogiorno o l’una. Mio padre rallenta fino a fermarsi. Si chiede cosa sia successo e scende perché la strada è completamente bloccata. Nessun clacson suonava. Ricordo un mare di macchine ferme e la gente fuori, con gli occhi sgranati. In qualche modo era giunta la notizia. Incontrollata. Mio padre parlava con qualcuno alla macchina ferma accanto e ripeteva quanto gli veniva detto: “…a Bologna…alla stazione sembra che hanno messo una bomba sotto al treno…dicono 100 morti…Madonna...forse l’hanno attaccata sotto le rotaie…”

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