Divenuti famosi all'interno del panorama metal "underground" per essere, assieme ai colleghi australiani Horde, una delle band più celebri all'interno del panorama del così detto black metal cristiano, gli Antestor mossero i primi passi all'interno del mondo musicale nell'ormai lontano 1994 quando, sotto l'influenza dei grandi gruppi black metal, decisero di dare alle stampe il loro primo disco "Martyrium".
Lontanissimo dai risultati di eccellenza raggiunti negli anni, questo "Martyrium" è un album piuttosto particolare per la band poichè, se da un lato prende a piene mani dalla tradizione black metal norvegese aggiungendo qua e la ritmiche thrash e aperture melodiche, è forse l'unico disco in cui gli Antestor riescono ad esprimere realmente sentimenti contrastanti di amore/odio, impostando le liriche più su tematiche e su interrogativi concerneti più alla natura peccatrice e maligna dell'uomo, tralasciando, riflessioni a sfondo prettamente cristiane, decisamente più sviluppate negli anni a seguire.
Musicalmente l'album si presenta piuttosto scarno, privo di ricerche in chiave melodica e raffinatezze strumentali, cercando invece di essere il più diretto possibile con ritmiche spesso veloci e semplici, riffs quadrati, mai troppo elaborati, basati per lo più su un numero ridotto di accordi che girano ossessivamente per tutta la durata dei pezzi; rispetto alle ultime produzioni della band non si può inoltre non notare un debito decisamente pesante anche con un certo doom depressivo venato di aperture "melodiche" e passaggi di batteria pachidermici che rendono ancor più cadenzate le varie canzoni (a proposito ne è un esempio lampante "Inmost Fear", decisamente difficile da mandare giù).
Tra i momenti migliori dell'album impossibile non citare "Depressed", aperta da un delicato incipit di piano che accompagna la sgraziata voce di Martyr intenta ora a muoversi su toni baritoni, ora su screams potenti e precisi. Il pezzo si muove tutto sull'accostamento vocale pulito/scream, sempre sostenuto da linee chitarristiche di grande effetto, risultando forse l'unico episodio vicino a quelli che saranno poi i canoni del gruppo.
Splendida "Martyrium" title-track di brevissima durata, neanche tre minuti, che presenta intrecci melodici di grande fascino in cui convivono parti acustiche di chitarre e piano e parti elettriche decisamente più spinte, con giri melodici sempre uguali che creano una sensazione di ossessività.
A convincere meno sono invece le parti nelle quali i nostri si fanno prendere troppo la mano dalla tradizione thrash risultando il più delle volte un poco impacciati e confusionari nella stesura delle melodie, basando per di più la sezione ritmica solo sulla velocità, che non contribuisce a dare un senso di disordine alla musica.
Ciò che si percepisce all'ascolto di questo album è sicuramente un senso ancora di "incompiutezza" e di un certa immaturità a livello compositivo, ciò nonostante momenti piacevoli se ne incontrano e, se riuscite a chiudere un occhio su una registrazione non proprio pulitissima (aspetto spesso apprezzato all'interno del panorama black metal) e sui difetti sopra elencati avrete comunque la possibilità di ascoltare un disco nel complesso sufficiente.
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