Un ampio e immenso spazio dove cielo e terra sembrano confondersi, un primo piano, un'ultima, disperata quanto petulante invocazione strozzata dalle lacrime.

Due maschere di morte, due figure impegnate in riti funebri strazianti, deserto, luce fioca, cielo rigonfio di grigio e nubi, il vento soffia tra le piattaforme lignee, le ossa e gli ornamenti del sito funerario Comanche, la squaw si procura tagli sulle braccia, l'uomo di medicina officia il rito di sepoltura del guerriero ucciso, ala d' aquila dovrà essere sacrificato, dovrà accompagnare il guerriero nel suo ultimo viaggio, la cerimonia verrà interrotta, un cacciatore bianco, defilato assiste alla scena con pietrificato stupore, riuscirà ad impossessarsi del maestoso stallone bianco.

Dialoghi ridotti all'osso che, man mano la storia prosegue si diraderanno quasi del tutto, fino a dissolversi e chiudersi in una sorta di mutismo risoluto e volitivo, si recita per lo più con lo sguardo, un paio di occhi di un nero corvino scrutano un' orizzonte arso dal sole, occhi cerulei fissano con aria di sfida il loro rapitore.

La battaglia tra due uomini, un guerriero Kiowa ed un trapper bianco, una natura impassibile ai drammi dell'uomo, spietata con chi non si saprà adattare a lei, un cavallo bianco, proiezione fatta carne di quella stessa natura aspra, severa, rigonfio d' un simbolismo antico, mistico e salvifico.

Eagle's Wing pone la natura al centro di tutto, un susseguirsi di eventi correlati tra loro in modo quasi incidentale, una trama che pare contorcersi su se stessa diventando sempre più essenziale, quasi tutti i protagonisti paiono consumarsi, autodistrutti dal loro desiderio, qualunque esso sia, un western asciutto, diradato, dove l'anatomia dell' immagine sullo schermo pare adottare le stesse sembianze dilatate di un suono.

Carico i commenti...  con calma