Anche gli Anthriel vengono dalla Finlandia, la terra dei laghi. La patria di centinaia e centinaia di band metal, in tutte le sue forme. Dalla fredda landa del nord Europa spuntano tante di quelle band, che spesso non fanno neanche notizia. Tante (troppe) cercano di clonare altri, in un gioco all'imitazione che ha ormai saturato il mercato e distrutto anche quelle poche realtà degne che circolavano. Questo non è il caso degli Anthriel, ma essi, come altre band di questo tipo, sono la dimostrazione dell'appiattimento pressochè totale del metal tutto.

Il gruppo in questione si forma nel 2004 nei dintorni della città di Tampere, da cui inizia a muovere i primi passi. Ma è soltanto diversi anni dopo che la label finlandese Lion Music riesce a strappargli un contratto. Il primo lavoro che i cinque membri tirano fuori è "The pathway", uscito nel settembre del 2010. Largamente ispirato all'epopea dell'elfo scuro Drizzt, creatura dello scrittore americano R.A. Salvatore, il cd esplora le venature più melodiche del progressive metal, soprattutto quello maggiormente sinfonico e tirato dei Symphony X, senza dimenticare qualche velato rimando al power metal d'annata, largamente influente nella nordica Finlandia.

I giudizi su "The pathway" sono stati tutti più o meno positivi: i critici hanno posto l'accento soprattutto sulla semplicità e la genuinità della proposta. In effetti questi Anthriel dimostrano di saper conoscere bene il difficile terreno su cui si muovono, allontanandosi dai barocchismi e dalla tecnicità dei Dream Theater, per gettarsi su lidi più sicuri, ma anche più inflazionati.

I cinque componenti della band si dimostrano in grado di dar vita ad un buon album di progressive metal, mettendo in luce qualità interessanti dal punto di vista tecnico, meno da quello prettamente dell'originalità e del songwriting. Gli Anthriel fanno il verso ai grandi del genere, ma soprattutto la proliferazione di realtà di questo tipo rende lavori come "The pathway" ormai privi di inventiva, privi di spunti in grado di renderli davvero interessanti. Un prodotto ben suonato, impeccabile dal punto di vista esecutivo, meno da quello qualitativo.

Pur mantenendosi su un buon livello generale e pur contenendo brani godibili come "Haven of grace", "Dark divided minds" e la coraggiosa suite finale "Chains of the past", il platter targato Anthriel difficilmente riuscirà ad essere ricordato, anche dagli amanti del genere. Il problema è che si limita a fare il compitino, cozzando con la miriade di band simili che hanno invaso il mondo del metal, in tutte le sue forme e i suoi sottogeneri. Quindi un lavoro buono, nella norma, ma purtroppo dall'acido sapore del già sentito.

1. "Devil's Lullaby" (6:01)
2. "Mirror Games" (5:35)
3. "Guardian" (6:24)
4. "Repression" (2:12)
5. "Haven Of Grace" (6:36)
6. "Dark Divided Minds" (5:14)
7. "The Deliverance" (1:48)
8. "Controversial Euphoria" (6:42)
9. "Light Divine" (4:40)
10. "Scent Of Dawn" (1:07)
11. "Promised Land" (5:49)
12. "Chains Of The Past" (13:48)

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