Veramente simpatico questo film francese del regista Antoione Bardou-Jacquet e uscito nelle sale cinematografiche nel 2015.
Scritto da Dean Craig, l'idea alla base di 'Moonwalkers' non è sicuramente originale: le teorie sul complotto lunare sono qualche cosa che oggi fa parte della cultura del mondo occidentale tanto quanto quello che fu effettivamente lo sbarco sulla luna. Mi riferisco chiaramente al primo allunaggio, quello della missione Apollo 11 il 21 luglio del 1969. Una verità storica e inconfutabile e che tuttavia che viene dibattuta e discussa con argomentazioni più o meno scientifiche da quelli che potremmo definire come scettici o meglio ancora complottisti e ritornata prepotentemente di attualità con il ritorno della 'Flat Earth Society' e il riaprirsi del dibattito tra i sostenitori della forma sferica del nostro pianeta e la minoranza (meno male) che si attacca a teorie che dimostrerebbero che la Terra sarebbe in realtà piatta.
Una tesi quest'ultima che se sostenuta escluderebbe di conseguenza anche l'allunaggio.
Il mito alla base della teoria del complotto lunare e secondo cui la CIA avesse chiesto al grande regista Stanley Kubrick di girare le scene del presunto allunaggio, una tesi sostenuta del resto per la prima volta già nel lontano 1976 nel libro 'We Never Went to the Moon' dell'americano Bill Kaysing, è alla base della storia raccontata nel film tanto quanto l'allunaggio stesso.
Va detto nella specie che alcuni teorici del complotto negano quel primo allunaggio ma non quelli successivi. Altri invece fanno riferimento semplicemente alla veridicità delle immagini.
Penso che negli anni si sia prodotto così tanto materiale e così tante teorie relativamente questo argomento che oggi non puoi parlare di allunaggio senza parlare anche delle teorie del complotto: queste costituiscono comunque una appendice a un fatto storico comprovato.
Restando al campo cinematografico credo che nel genere vada citato uno dei migliori film del genere e uno dei miei film preferiti, cioè 'Capricorn One' di Peter Hyams (1978), in cui viene praticamente simulata una missione su Marte riprendendo proprio le stesse idee alla base delle teorie del complotto.
In questo caso specifico invece la storia prende spunto da discussioni che sono state veramente oggetto di argomentazioni nel corso degli anni e ancora oggi: materiale che viene trattato con una certa ironia in una ambientazione hippie divertente e surreale e in un immaginario ricco di riferimenti proprio al cinema di Kubrick.
Protagonista delle vicende è il rude agente Kidman della CIA che viene incaricato di andare a Londra in missione e ingaggiare proprio il famoso regista Stanley Kubrick per convincerlo dietro il pagamento di una ingente somma di denaro a girare delle scene da diffondere in caso di fallimento della missione Apollo 11.
Interpretato da un sempre grandissimo Ron Perlman, Kidman, un uomo ossessionato dal suo passato violento e dalla guerra in Vietnam, entra in contatto per errore invece che con il grande regista, con una coppia di squattrinati, l'agente Jonny (Rupert Grint) e il suo amico attore Leon (Robert Sheehan).
Per una serie di circostanze e nel mezzo del fuoco incrociato della CIA, dubbiosa del lavoro svolto da Kidman e di una gang di criminali, a Kidman non resterà che affidarsi proprio ai suoi due nuovi 'amici' per girare le fatidiche scene dell'allunaggio.
Ricorreranno quindi all'aiuto di un visionario e eccentrico regista, tale Renatus, che sarà ingaggiato per portare a termine la missione in un contesto tipo una comune hippie dove Kidman inizialmente a disagio, ritroverà piano piano quella quiete interiore smarrita durante gli anni.
In un finale convulso e ricco di azione in qualche modo l'opera si compie ma i nostri, coinvolti fino al collo in una storia che avrebbe dovuto essere e restare 'top secret', scappano di nascosto e riparano in Spagna dove assisteranno alla televisione alle scene dell'allunaggio.
Oppure del presunto allunaggio.
Infatti 'Moonwalkers' lascia una porta aperta alle diverse teorie del complotto.
Naturalmente l'opera è una commedia vera e propria e non ha nessuna pretesa di scientificità e neppure velleità documentaristiche: non è suo interesse mettere in dubbio la veridicità delle scene dell'allunaggio.
Ripropone quindi per tutta la durata della trama quello che per molti costituisce ancora oggetto di dubbio e perplessità, ma spogliando la storia di quell'alone di mistero e di complottismo velenoso tipico e quindi in qualche maniera proprio esorcizzando tutta questa storia, forse anche coprendola di ridicolo.
Dubitare dell'allunaggio per quanto mi riguarda è una cosa priva di senso.
Personalmente non ho nessun dubbio che quel giorno Neil Armstrong e Buzz Aldrin (ma come non menzionare anche Michael Collins, che rimase in orbita lunare, pilotando il modulo di comando che avrebbe riportato gli astronauti a casa sulla Terra).
Li considero invero i più grandi eroi della storia del genere umano e non ho motivo di dubitare della loro grande impresa neppure se questa va inquadrata nell'ottica storica del contesto della guerra fredda e che avrebbe voluto gli USA pronti a ricorrere a ogni mezzo lecito e non pur di superare l'URSS.
Che però sulla Luna non riuscì mai a spedire nessun essere umano vivente. Al contrario degli USA che ritornarono sulla Luna altre cinque volte fino al 7 dicembre 1972 data dell'allunaggio della missione Apollo 17. L'ultimo.
Mi sono comunque domandato del resto che cosa cambierebbe oggi se le cose nel 1969 fossero andate diversamente da come ce le hanno raccontate e da come le abbiamo potute vedere con i nostri occhi.
Non mi spaventa particolarmente invero chi vuole in qualche modo negare e mettere in dubbio quelle che costituiscono delle verità storiche: penso che la maggior parte delle persone percepisca le cose e poi le argomenti secondo quello che è il proprio senso critico e la propria personale capacità di speculazione.
Miti e leggende, fatti storici più o meno rilevanti sono oggetto di discussione degli storici e degli studiosi da sempre. Parliamo di eventi legati a storie vere e proprie come ad esempio quelle raccontate ne l' 'Iliade' e l' 'Odissea' di Omero. L'esistenza stessa di Omero è oggetto di dibattito. E perché no? Anche quella di Gesù Cristo.
Poi ci sono persone che appartengono alla categoria dei 'negazionisti' e in particolare relativamente questioni gravose del secolo scorso, come la veridicità dei fatti dell'olocausto.
Personalmente non credo che sia tanto pericoloso il negazionismo quanto avere dei dubbi su se determinati fatti si siano verificati oppure no.
A parte che dubitare di qualche cosa che sia storicamente provato e di cui esistono testimonianze, prove 'storiche' come l'olocausto non è esattamente lo stesso che dibattere sull'esistenza e l'identità di Omero oppure su Gesù Cristo, ma penso che quello che costituisca il cuore delle argomentazioni relative l'olocausto prescinda da se i fatti si siano svolti effettivamente oppure no.
Che si tratti di qualche cosa di mostruoso, che gli uomini sono tutti uguali e che la violenza e il nazismo siano qualche cosa di sbagliato, è qualche cosa che l'individuo dovrebbe percepire in ogni caso come sua convinzione personale a prescindere dai fatti e dall'assumere determinate prove. Mi sembrano alla base dei principi di convivenza e proprio della natura dell'essere umano.
Il fatto è che senza mettere in dubbio l'importanza e in alcuni casi la certezza della scienza e in generale quella della ricerca della verità storica, pure dove questa sia conclamata vi si affiancano una diversa tipologia di 'fatti' che - con determinate prove a sostegno oppure no - costituiscono qualche cosa di cui dobbiamo tenere conto e che ci impongono comunque delle scelte. Possiamo essere scettici. Speculare. Interrogarci e porci delle domande. Ma nel frattempo la vita va avanti e noi dobbiamo decidere sì oppure no. Non abbiamo alternative perché sono anche queste scelte che fanno di noi quello che siamo veramente e che scrivono le pagine dei libri di storia.
Forse la formazione del nostro senso critico, che è determinante per noi stessi e per la società in cui viviamo, deve passare anche attraverso questo tipo di esperienza e nella quale dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra quella che è la verità e quelle che possono essere le spinte più 'emozionali' verso false verità diverse e che possono per le ragioni più varie suggestionare e come tali diventare dannose e pericolose per noi stessi e per gli altri.
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