1991, a un anno dallo scandalo di Tangentopoli ed in piena Guerra del Golfo. A tre anni da "In questo mondo di ladri", dove già si prevedeva il clima politico e sociale a cui saremmo andati incontro, esce nei negozi "Benvenuti in paradiso", ultimo album di inediti di Antonello Venditti ad uscire a meno di quattro anni dal precedente ed ultimo album ad uscire anche in LP. Dal 1995 in poi sarà solo CD, o musicassetta, altra grande defunta della tecnologia musicale, e di cui si auspica, così come per i Long Playing, il ritorno.
L'album in questione è il quarto capitolo della tetralogia del Venditti sentimentale, dopo "Cuore" del 1984, "Venditti e segreti" del 1986 e "In questo mondo di ladri" del 1988. E sarà anche l'ultimo di questo gruppo di album, in quanto dal successivo "Prendilo tu questo frutto amaro" non ci sarà più, analizzando le opere nella loro interezza, quella vena compositiva e musicale che aveva caratterizzato i lavori precedenti. "Benvenuti in paradiso" è un disco che sa ancora degli anni '80 appena conclusi, tra romanticismo e impegno civile. Antonello però da "Cuore" sembra adottare la stessa formula, che fino a un certo punto ha retto il confronto, poi non più. Se provate ad analizzare i lavori di Antonello negli ultimi trent'anni si può notare come vi sia sempre lo stesso modello compositivo alla base di ogni album. La grande canzone sentimentale, la canzone impegnata, la canzone satirica, la canzone su Roma.
Così "Benvenuti in paradiso", intesa come opening e title track, riprende sia musicalmente che nelle tematiche "In questo mondo di ladri", intesa ovviamente come canzone. Ma a differenza della hit precedente, c'è una minore inventiva e una sempre minore grinta nei messaggi. "Alta marea", cover di "Don't Dream it's Over" dei Crouded House, mette in luce la capacità di Venditti di lavorare con le cover ma anche l'inequivocabile calo ispirativo a livello di composizione musicale, che sarà confermato nel 1995 con "Prendilo tu questo frutto amaro", cover di "Bitter Fruit" di Steven Van Zandt. Come per altri dischi, gli episodi migliori risultano essere i meno pubblicizzati, e così il Lato A del disco si chiude con due bei episodi, "Noi", sincero affresco della generazione del '68 e dell'impegno civile (infatti si dice "Noi sotto il segno dei pesci, noi"...) , e "Dolce Enrico", toccante dedica allo scomparso leader del PCI Enrico Berlinguer. Lato B, perché di LP stiamo parlando (e il supporto è anche un modo per capire la scaletta, dove la canzone che apre il Lato B è la seconda più importante, dopo quella che apre il Lato A) e troviamo "Amici mai", splendida e appena inferiore alla precedente "Ricordati di me", il capolavoro assoluto del Venditti sentimentale. Dal 1984 ad oggi c'è sempre una grande canzone sentimentale: "Ci vorrebbe un amico", "Segreti", "Ricordati di me", "Amici mai", "Ogni volta", "Che tesoro che sei", "Con che cuore" (qui la corrispondenza è meno esatta), "Dalla pelle al cuore", "Unica". Si prosegue con "Dimmi che credi", gradevole episodio del Venditti impegnato ma più che altro della speranza, che anche qui ha corrispondenze come "Stella", "Peppino", "21 modi per dirti ti amo". In chiusura la bellissima "In qualche parte del mondo", un po' la "Mitico amore" di questo disco, e "Raggio di luna", con una lunghissima introduzione che aumenta il valore di una canzone non tra le migliori comunque della produzione del Nostro, abbastanza banale, soprattutto nel testo.
Si chiude con questo album la seconda, e per qualcuno la terza fase della carriera di Antonello Venditti. Gli album successivi avranno qualcosa in comune con quest'epoca, ma saranno più scialbi, meno ispirati e figli del periodo storico, sempre più omologato e sempre meno graffiante e critico.
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