01 Luglio 1991. A tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro in studio, il cantautore romano Antonello Venditti ci propone il suo ultimo album di inediti: "Benvenuti in paradiso", ennesimo record di vendite (dopo "In questo mondo di ladri", ancora 1.500.000 copie!!!), il quarto tassello della fase sentimentale, iniziata con "Cuore" nel 1984. Antonello riesce a piazzare un paio di canzoni che ci mettono poco ad entrare nella storia della canzone italiana.
Innanzitutto la commovente "Amici mai", ennesima canzone sentimentale dedicata alla ex-moglie del cantautore, che riprende il percorso tracciato da "Dimmelo tu cos'è" (da "Sotto la pioggia", 1982), "Ci vorrebbe un amico" (da "Cuore", 1984), "Segreti" (da "Venditti e segreti", 1986) e "Ricordati di me" (da "In questo mondo di ladri", 1988). E sarà anche l'ultima ascoltabaile, in quanto le successive ("Ogni volta", "Che tesoro che sei", "Dalla pelle al cuore" e via dicendo) saranno mielosissime canzonacce senza ispirazione. Ma anche "Alta marea", cover di "Don't Dream It's Over" dei Crowded House riesce a fare la sua bella figura (sopratutto nei concerti), riuscendo ad essere assolutamente all'altezza dell'originale. Su un livello più che discreto troviamo anche la romantica "In qualche parte del mondo", pezzo nel complesso ben riuscito (ma ben lungi dall'essere capolavoro, come tutti gli altri del resto!) e "Noi", sulla generazione sessantottina ("Noi che abbiamo amato e camminato / E fortemente creduto in noi [...] Noi che sognavamo ad occhi aperti / E adesso siamo i perdenti, noi").
Ah giusto, ci sono anche gli altri quattro brani... tra il brutto ed il terrificante.
Uno su tutti la title-track, quello che dovrebbe essere il pezzo più bello ed importante del disco. È una canzonetta nel complesso molto orecchiabile, arrangiata discretamente, e che in live riesce sempre a far cantare e ballare tutti. E su tutto questo, un testo veramente insipido ed insignificante, uno dei momenti più imbarazzanti della carriera del Nostro! E non va di certo meglio con "Raggio di luna", con un'introduzione che dura un'eternità ed un testo ancora più banale ed insignificante del pezzo precedentemente citato: "Raggio di luna nel mio cuore / Nella mia vita ci sei tu / Sei come l'acqua come il sole / Raggio di luna nascerà".. una cosa del genere l'avrei concessa massimo massimo ad Amedeo Minghi o a Jovanotti. E se in "Dimmi che credi" Antonello, cercando di convincerci ad affrontare le nostre più grandi difficoltà con positività, sforna un pezzo ai limiti della mediocrità, il tributo a Berlinguer "Dolce Enrico" poteva essere un GRANDE pezzo, ma alla fine è uscita una canzone così mielosa da non riuscire poi ad essere credibile.
In conclusione... che dire? Per molti (compreso il sottoscritto), è l'inizio della morte artistica. Per altri, qui Antonello era già morto e sepolto da tempo. Ancora al Venditti più becero non siamo arrivati, e qualche brano buono senza infamie e senza lodi ancora lo si scorge.. ma nel complesso rimane un disco mediocre. Il primo di una serie di passi falsi, poca ispirazione.
Su una scala da 1 a 10 il voto è (volendo essere generosi) 5.
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