Tra le qualità di un film riuscito, a mio parere, oltre ad un buon livello tecnico e attoriale va annoverata anche la capacità di far discutere.
"Il Prete", di Antonia Bird, è un film che va visto perché, lungi dall’essere religiosamente convenzionale, fa scaturire un dibattito proprio su uno dei dogmi ecclesiastici che da sempre ha sostenitori e detrattori, ovvero la rivelazione (o meno) del contenuto di una confessione, nel caso in cui essa porti alla luce una terribile verità.
Ma procediamo per ordine: Greg, giovane sacerdote cattolico ed idealista, viene inviato per sua stessa richiesta nella Liverpool industrializzata degli anni ’90, più precisamente in una parrocchia povera, eminentemente proletaria. Qui esercita il sacerdozio un prete molto poco ortodosso, i cui sermoni, a detta dello stesso Greg, somigliano piuttosto a dei comizi politici di stampo laburista. Il giovane prete sostiene invece che nel dibattito uomo-società la seconda non può essere assunta come capro espiatorio per le colpe del singolo, in altre parole l’uomo deve essere messo di fronte alle proprie responsabilità e riconoscersi peccatore.
La descrizione dell’ambiente suburbano è molto realistica, i volti di attori poco noti, ad eccezione di Tom Wilkinson (“Nel nome del padre”) e Robert Carlyle (“Trainspotting”) sembrano scolpiti nella roccia, ma il realismo è una delle qualità migliori del cinema anglosassone, fin dal periodo del cosiddetto cinema “arrabbiato” inglese degli anni ’60, a cui va aggiunta la lezione più recente di Ken Loach (“La canzone di Carla”) e Jim Sheridan (“Il mio piede sinistro”).
La fortuita scoperta che la giovane perpetua è l’amante del prete, suo compagno di casa, provoca in Greg il cedimento ad una umana passione che naturalmente deve restare segreta e che noi non sveleremo. E così egli cade ben presto in confusione perché, oltre alla sua personale vicenda sentimentale (in tal senso la locandina del film è molto esplicita) deve accollarsi un segreto legato a quanto saputo in confessione.
Il film si dipana dunque lungo due binari, ossia la personale debolezza di Greg e la rivelazione in confessionale da parte di una quattordicenne degli abusi sessuali paterni nei suoi confronti. Il giovane sacerdote è sconvolto, invita la ragazza a parlarne in casa, ma l’unico risultato ottenuto è che poco tempo dopo viene pesantemente invitato dal padre incestuoso a farsi gli affari propri, mentre il prete eterodosso lo invita a fare solo degli accenni: è il trionfo dell’ipocrisia, della logica del lavare i panni sporchi in casa. A questo punto Greg è alla disperazione: sente che rispetto a Cristo, che aveva delle certezze, possiede solo la fede.
E’ a questo punto che assistiamo ad una delle scene più drammatiche ed incisive del film, ora due piani della narrazione si sovrappongono, cosicché nel momento stesso in cui il giovane prete maledice Dio e gli chiede di scendere dalla croce anziché fregarsene (è il termine che usa Greg) assistiamo alla scoperta da parte della madre delle pratiche incestuose. Costei, raggiunto immediatamente il sacerdote, lo maledice e gli augura di bruciare all’inferno, dato che era al corrente delle ignobili pratiche sessuali del marito. L’incontro con la donna non fa che aumentare l’impotenza del giovane, che a questo punto cede nuovamente alla passione, ma scoperto in flagranza di reato deve abbandonare, dopo un tentativo di suicidio, la parrocchia. Ma dietro insistenza del sacerdote eterodosso Greg decide di ritornare e si lascia convincere a dire Messa insieme a lui. Quest’ultimo al momento dell’omelia definisce coraggiosamente la Chiesa come una banda di farisei ed ipocriti e senza troppi scrupoli, di fronte ad una assemblea stupefatta e scandalizzata per la presenza del giovane peccatore, invita chi vuole ad andarsene. La scena finale del film non va svelata, basti dire che la Messa si svolge in un’atmosfera permeata dalle parole dell’evangelista Giovanni: ”Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e “Non giudicate e non sarete giudicati”.
Chi cerca del buon cinema, di quello che come dicevamo all’inizio fa discutere, lo troverà in questo film che è destinato ad un pubblico variegato, ossia i cattolici avranno modo di riflettere su un tema, quello del segreto del confessionale che in fondo potrebbe essere solo un modo per tenere ben celato il classico scheletro nell’armadio, mentre per i non credenti la conferma che la vera Chiesa è quella che si impegna in prima persona, Chiesa di strada dunque, non quella dei piani alti.
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