1992
Antonio Di Pietro fù il più noto magistrato (Pubblico Ministero per la precisione) della epocale inchiesta nota con l'appellativo di "Mani Pulite" portata avanti dal pool della Procura della Repubblica di Milano* nei primi anni '90 tesa a far emergere il devastante melange di corruzione, concussione e finanziamento illecito organizzato scientificamente da personaggi più o meno influenti e noti appartenenti, in maniera del tutto trasversale, alla nomenclatura politica dell'epoca; a seguito di quelle indagini un autentico ciclone si abbattè sui vertici delle forze politiche all'epoca sulla breccia: Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano vennero pressoché spazzate via dalla mappa parlamentare degli anni a venire.
"Mani Pulite" sembrò, utopisticamente, ridestare la speranza di coloro i quali ritenevano che un'altra Italia, meno maneggiona, più trasparente, maggiormente (parolona?) onesta fosse possibile; comunque la si veda si può affermare senza particolare timore di smentita che in quel frangente vi fù uno degli ultimi reali tentativi, entro i patrii confini, di dissipare se non del tutto eradicare e richiamare alla propria responsabilità i protagonisti di un certo modo di fare politica (tuttora, ahinoi, attualissimo: con l'aggravante che oggi la maggiore parte dei reati contestati all'epoca sono stati in larga parte depenalizzati) indi di perseguire penalmente il rapporto strettissimo, consanguineo, tra faccendieri, politica corrotta e imprenditoria ben più che compiacente.
2009
Antonio Di Pietro, lo sanno anche i sassi, è da una decina d'anni il leader maximo del movimento noto come "Italia dei Valori": per taluni oramai unico depositario del sentimento di legalità e di reale opposizione verso il regime-light verso il quale si stà orientando il nostro Paese, per tantissimi altri un inqualificabile opportunista, un indicibile personaggio che ha tratto il massimo beneficio dal proprio operato "politico" in seno al giustizialista Pool di Milano; è opportuno, in questo senso, porre in evidenza un dato storico incontestabile: chi all'epoca avallò, spinse mediaticamente e sponsorizzò tramite i propri molteplici organi di stampa le cosiddette "manette facili", utilizzò, di lì a poco, politicamente per i propri fini la rivoluzione partitica che ne conseguì, divenendo di fatto il più acerrimo detrattore dello stesso oltre che ripetutamente Presidente del Consiglio Italiano.
Il libro, redatto al termine dello scorso anno, fortunatamente non si configura quale mera operazione di sterile auto-promozione (tra le righe, è innegabile, v'è anche questo) circa il proprio immacolato e illuminato "operato" plasmato dal Nostro negli ultimi vent'anni, bensì trattasi del resoconto particolarmente dettagliato di più interviste realizzate allo stesso ex magistrato dal giornalista Gianni Barbacetto (collabora stabilmente con Micromega e Repubblica) le quali ripercorrono cronologicamente in senso contrario le tappe (discesa o ascesa, fate Voi) verso il Di Pietro pensiero odierno; tra i passaggi più interessanti segnalerei l'esemplificativo spaccato titolato "Io e Silvio": particolarmente interessante sulla intrinseca natura di entrambi i personaggi: per quanto, in questa sede, manchino le controrepliche del Nostro amato Premier; largo spazio anche alla analisi politica e attuattiva degli accadimenti che hanno visto il suo movimento barcamenarsi all'interno dell'alternarsi dei due schieramenti alla guida del Governo nazionale negli ultimi quindici anni.
Gli argomenti e i toni trattati risultano, come è giusto che sia e come sempre dovrebbe essere, spesso ficcanti, disagevoli, se non affatto accomodanti nei confronti dell'interlocutore, il quale, come è notorio non è uno che te la manda a dire: affronta minuziosamente i vari argomenti, ricorrendo talvolta alla propria particolare dialettica (tutt'altro che bieca o dozzinale, come parecchi detrattori vorrebbero far intendere), con una precisione, saggezza, onestà intellettuale e perspicacia invidiabile, affermando pur sempre e comunque - ça va sans dire - la propria verità [ben vengano smentite e repliche da parti dei chiamati in causa], sia sulle varie vicissitudini anche di natura privata che lo hanno riguardato fino a oggi, sia sulle mille-e-una battaglie (molte delle quali, per sua stessa ammissione, perse) "di un ex magistrato entrato in politica senza chiedere permesso".
Ho come la vaga impressione che la lettura di cotanto brevilineo tomo (neppure 200 pagine) gioverebbe più chè ai Suoi sostenitori in maniera più congrua ai Suoi spesso scarsamente informati detrattori: ma, è notorio, su Canale 5 c'è pur sempre 'Amici' (o il 'Grande Fratello') ad erudirli.
*formato dai magistrati Bocassini, Colombo, Di Pietro, Davigo, Greco, e guidato dal procuratore capo Borrelli e dal suo vice D'Ambrosio;
Carico i commenti... con calma