Ho stretto la mano del dr. Antonio Ingroia. Per qualcuno potrebbe essere stato come stringere la mano di Superman. Ma i miei eroi erano e sono quelli dell’antimafia. I miei eroi erano Falcone, Borsellino e gli altri caduti in questa lotta. Ingroia era “il Pupillo” di Borsellino. Dal 2009 è procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Palermo, carica che fu di Falcone e Borsellino. Ha ottenuto la condanna di Dell’Utri in primo grado come Pubblico Ministero. Attualmente conduce diverse indagini contro la mafia e su rapporti tra mafia e poteri dello Stato.

Ingroia presenta il suo nuovo libro. Arriva tra l’applauso della gente. Completo a quadri blu scuro, camicia bianca, cravatta azzurra. Passo veloce, circondato dalle guardie del corpo, un sorriso apre quella faccia barbuta, riccio, stempiato, occhi neri, occhi vivi. Occhi da buono. Inizia, dopo avere scrutato la platea, quasi timido e con una battuta (ma siete sicuri che dirò cose che vi interesseranno?... scherzo…) a parlare delle intercettazioni. Il “succo” è semplice: mentre, attualmente, per potere intercettare qualcuno sono necessari gravi indizi di reato, con la riforma ci vorranno “evidenti indizi di colpevolezza”. Embè? Qualcuno penserà. Allora non è vero che le aboliranno. Di fatto sarà così, sostiene Ingroia, perché ora, per chiedere l’autorizzazione alle stesse è necessario che sia stato commesso un reato, quindi, ad es., c’è stata una rapina ed il magistrato richiede di poter intercettare certi sospetti. Dopo la riforma, sarà necessario già avere elementi di colpevolezza in capo a chi si vorrà intercettare. Indizi di colpevolezza che si cercano proprio attraverso le intercettazioni. Si comprende come sarà impossibile avere gli elementi per richiederle. Ci spiega anche come, secondo lui, è stato preparato il terreno per modificare la norma. E’ da quasi due anni che i rappresentanti di governo e certe testate giornalistiche lanciano allarmi ingiustificati su questo mezzo di indagine. “Il Giornale” riportava in prima pagina “Siamo tutti indagati”, Il ministro della giustizia Alfano disse che la “stragrande maggioranza degli italiani è indagata”. Secondo Ingroia le persone intercettate in Italia attualmente sono circa 15-20 mila su 60 milioni. Sotto la media europea in un Paese in cui l’emergenza delle mafie richiederebbe uno sforzo addirittura più grande. Togliere le intercettazioni ai magistrati è togliere il principale strumento di indagine. Lo strumento che negli anni ha portato in galera Riina, Provenzano e molti altri mafiosi (ma anche corruttori, collusi, trafficanti, terroristi) e che è stato la scintilla del maxi processo alla mafia di Falcone. Sembra esserci una corsa a spegnere il fuoco e le scintille che lo generano.

Oltre al libro, mi interessa ancor più l’epopea dell’antimafia oggi rappresentata da Ingroia. La storia della procura di Palermo. Degli uomini che combattono un mostro dalle mille teste. Un mostro che non sai mai da dove può morderti. E fino a dove è arrivato. Il tuo interlocutore è fidato? Il collaboratore, il consigliere regionale, il poliziotto, il presidente, il ministro, il costruttore… chi è colluso? Chi è dall’altra parte? Combattere. Fino a pochi anni fa gli attacchi all’antimafia venivano dalla mafia. Erano attacchi devastanti. Bombe sotto le autostrade, autobomba in parcheggi, nelle piazze, attacchi a mano armata. Ma la società civile era coesa, “abbracciata” ad incoraggiare il lavoro dei magistrati. Erano la nostra speranza. Dopo le stragi del ’92 ci fu un sollevamento popolare. I giovani attaccavano i ritratti di Falcone e Borsellino alle pareti di casa. Ci fu un impressionante aumento di iscritti alla facoltà di giurisprudenza. In quel periodo c’erano anche i processi di “Mani pulite” dei magistrati di Milano. Si respirava una aria buona, fresca e rigenerante. Certi politici venivano cacciati a calci in culo. L’Italia era stanca, interi partiti sparirono, svanirono. Poi…. Silenzio. Chi comanda in Italia? Le cose cambiarono a poco a poco. Qualcosa di strisciante si infilò nei posti giusti. L’aria cambiò. Si fece stantia, pesante. Iniziarono gli attacchi. Quei porchi magistrati di Milano. Assassini! E piano piano la bestia, sinuosa e lasciva, arrivò ad attaccare direttamente l’Antimafia. Gli attacchi non venivano più dalla mafia. No. Ora dagli uomini di stato. Mi chiedevo allora: ma come può un politico, un delegato del popolo, un uomo che giura sulla Stato e sulla Costituzione, attaccare l’antimafia, i magistrati, specie quelli che combattono la corruzione e la mafia. Che politico è? Che uomo è? Cosa vuol fare? Perché lo fa? Ero esterrefatto. Poi sono passati altri anni ed ecco qui che siamo arrivati agli attacchi diretti del capo del governo, del ministro della giustizia, di molti ministri, di diversi quotidiani, di telegiornali, tra cui quello principale, l’istituzione della notizia in Italia, il Tg1. Da un governo che ha i voti della maggior parte dei votanti. E poi c’è il silenzio assordante della sinistra, o del centro sinistra che dir si voglia. Cosa sta succedendo? Meglio cosa è successo dalla fase delle stragi ad ora? Non lo so. Lo posso immaginare, ma, stando ai fatti, non lo so. Vedo solo quello che succede. Cose brutte. Io sto con loro.

Ingroia e gli altri magistrati rappresentano quello che avrei voluto essere. Forse è solo nella mia immaginazione. Un uomo che combatte per il bene della società. Che combatte per la giustizia. Perché la giustizia sia veramente uguale per tutti. Contro poteri mostruosamente più forti di lui. Di loro. Un uomo con la barba che sorride e che mi guarda negli occhi e mi stringe la mano forte, forte. Penso, in frazioni di secondo… lampi di flash. L’emozione è forte. Un groppo in gola. Ad immaginare cosa si prova. Questa è una persona speciale. Potrebbe cambiare il corso degli eventi. Potrebbe salvarci. Potrebbe definitivamente tagliare la testa del mostro. Potrebbe far rinascere l’Italia. Potrebbe redimerci. Farci sorridere, farci uscire come in una giornata di sole. Essere sicuri che i nostri figli possano sapere cosa è il bene ed il male. Distinguerlo. Dividere il bene dal male. Il male è così affascinante. Così tentatore. Così comodo. Così facile. Ma puzza. Di esplosivo, sangue, lacrime, droga, soldi, affari sporchi, sesso, potere…. Il bene è più angusto, scomodo, difficile, rognoso, spigoloso… Lampi. Questo è un uomo. Stringo la sua mano più forte. Più forte e sorrido anche io.

Antonio Ingroia “Si rischia la soluzione finale dello Stato di diritto qualora dovessero essere trasformati in norme gli attuali disegni di legge in materia di intercettazioni, riforma del processo penale e cosiddetto processo-breve”.

Minzolini editoriale del TG1 ore 20.00: “Qualche giorno fa il procuratore di Palermo Antonio Ingroia ha giudicato pericolosa la politica del governo sulla giustizia. Un’analisi sorprendente per un magistrato che si è dato un obiettivo ancora più improprio: quello, sono parole sue, di ribaltare il corso degli eventi. Un programma politico che Ingroia ha giustificato con la difesa della Costituzione, solo che la Costituzione che voleva salvaguardare, almeno su un punto sostanziale, non è quella originale”.

Gianfranco Anedda (senatore pdl, ora "membro laico", ovvero eletto dal Parlamento, del Consiglio Superiore della Magistratura)" in occasione dell’aggressione a Berlusconi, su Ingroia: "Parole come le sue hanno contribuito e potranno contribuire a fomentare la violenza

Berlusconi, 9 maggio 2008: “Dice bene dell’Utri a considerare quello di Vittorio Mangano un comportamento eroico” Ingroia: “Non so se sia stato un eroe, di certo era un mafioso e un assassino”.

Ingroia: “Negli anni successivi al biennio terribile '91-'93, matura in Dell'Utri l'idea di fondare un movimento politico", proprio "mentre Cosa nostra sta azzerando i rapporti con i vecchi referenti politici. E tra l'ipotesi interna a Cosa nostra, con la `Sicilia Libera' di Bagarella, e l'idea di Dell'Utri, viene scelta quest'ultima, perchè il senatore ha dimostrato grande affidabilità"

Berlusconi, 8 aprile 2008 “per i PM servirebbe un esame di sanità mentale” Berlusconi: 26 febbraio 2010 “ PM talebani!”.

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