“A Sud Di Nessun Nord” di Antonio Pignatiello si propone come una prova di maturità artistica di un nuovo “cantastorie notturno” che ha voglia di stupire e affascinare pubblico e critica, con la sua voce profonda, a metà strada tra Johnny Cash e Fabrizio De André.
Questo concept album, mixato dal “mago dei suoni” Taketo Gohara, e registrato in giro per la Penisola con l’amico fraterno Giuliano Valori (a cui è dedicato) e che vede la partecipazione di circa trenta musicisti, è un disco molto vivo, caldo e lo si percepisce immediatamente all’ascolto dei primi brani.
“Vecchi Conti” (dedicata a Paolo Conte) è il primo gioiello di un’opera d’arte lunga 12 canzoni. Con il suo perfetto intrecciarsi di strumenti acustici e non, ci porta da subito nell’atmosfera magica che pochi album sanno offrire. Il ritmo si fa più avvincente ed incalzante con “Canto del Rinchiuso” dove si percepiscono chitarre elettriche a metà strada tra Calexico, Santana e distorsioni alla Pulp Fiction e trombe mariachi che ritroviamo poi in “Lontano da qui”, primo brano ad essere stato scelto come singolo: una splendida milonga. E’ con “Cantico di Orfeo” che scopriamo echi morriconiani e rimandi alla letteratura classica. Segue poi l’emozionante “Quando Nascesti te”, cantata in duetto con la brava Enza Pagliara. Le due voci si sfiorano, abbracciandosi alla perfezione. Con “Giù al Belleville” si resta spiazzati, una canzone che separa un Side A dal Side B del disco. “Folle” è forse uno dei gioielli del disco, un po’ cantata, un po’ sospirata; non a caso Antonio Pignatiello la inserisce nel corpus centrale del lavoro. Segue “Bye Bye”: un viaggio che parte dal jazz anni 30 di New Orleans per arrivare fino alle trombe di frontiera che ci fanno toccare le immagini provenienti dal Messico. Segue “L’attesa”, milonga ispirata e dedicata ad Atahualpa, per poi spostarsi dall’Argentina e partire diretti a Cuba con “Occhi Neri” con il suo piano latin e un ritmo dove echeggiano echi dei Buena Vista Social Club. In questo album c’è latin, dell’alt-rock, del jazz, del folk.
Con “Tra Giorno e Notte”, dal sapore mediterraneo, ci si prepara per il gran finale di “Non C’è Più” (testo ispirato agli scritti di Cesare Pavese) mentre la musica è una splendida ballad rock springsteeniana. Complessivamente è un album molto ben orchestrato ed arrangiato, elegante, colto, da targa Tenco e non solo. Un disco sincero, di quelli da assaporare lentamente, come se ne sentono di rado.
Beatrice Cori
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