Me lo immagino lì Antonio, spensierato, con la mente libera, mentre riempie lo spartito di geniali note che gli escono dall'anima. Un mondo metafisico si svelava ai suoi occhi, un riflesso perfetto del mondo reale, un iperuranio platonico; in quel preciso momento, la sua mano continuava a scrivere libera dal controllo della razionalità, seguendo un percorso nuovo nel mondo delle idee.
Tre secoli dopo, mentre Antonio sta dormendo un sogno eterno e forse contemplando la perfezione dell'universo, io sono qui ad ascoltare le sue note immortali che, ogni volta, mi fanno dimenticare di essere un uomo. Sì, perché mentre sono sdraiato sul letto, con gli occhi chiusi, ad ascoltare queste magiche composizioni, mi sento un essere eterno. Mi accorgo che la vita è un breve sogno, ma guardo la realtà da fuori, io sono un essere eterno.
Il suono di quel violino non entra nelle mie orecchie; sembra che esca dalla mia testa. Mi sembra di essere Antonio. O forse è lui che è entrato a far parte di me. Ma il sogno è presto finito. Ora è tempo di rimanere in silenzio, e lasciare che il cervello imploda dopo essersi reso conto che ha appena avuto l'onore di assaggiare un frammento di infinito.
Grazie, Antonio
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