Siete seduti? Avete il salvifico secchio per il vomito a portata di mano? Bene. Quest'oggi il sottoscritto vi conduce nei meandri più oscuri della musica contemporanea. Se siete degli inguaribili romantici che ancora credono che la musica sia arte, impegno, passione e veicolo di messaggi sociali potete e dovete fare a meno di leggere queste righe. Qui si parla di ben altro. Qui si parla dell'ultimo singolo di Antonio Zequila.
Campano d'origine e tamarro per dote naturale, "er Mutanda" personifica, nonostante i suoi anagrafici 45 anni, le peggiori aspirazioni di certa gioventù contemporanea del Belpaese, ovvero come concentrare in un corpo glabro, abbronzato e palestrato da squallido playboy per settantenni facoltose, l'arrivismo più becero da ignorante figlio della fatua Italietta.
La sua sfolgorante carriera inizia come attore-manichino in melassosi fotoromanzi e prosegue sotto l'insegna del vuoto spinto con particine in film e sceneggiati dimenticati e dimenticabili fino al fatidico anno 2005, quando l'Antonio riesce finalmente a farsi conoscere al beato e beota mondo della televisione italiana partecipando alla terza edizione di quella fucina di cultura e buongusto che è "L'Isola dei Famosi". Sull'Isola Zequila dà sfoggio di un innato ed ipocrita "spirito di patata" risultando talmente simpatico ai compagni ed al pubblico da venire eliminato alla prima occasione. Da lì il passaggio obbligato per una serie di programmi lassativi che lo catapultano nell'olimpo dei "divi" inutili fino all'epica sfuriata con Adriano Pappalardo in cui recita perfettamente la parte dell'onorato e permaloso cocco di mamma made in Italy, con tanto di rissa sfiorata in diretta televisiva.
Dato che quest'ultimo episodio lo ha, con sommo tripudio del pubblico, bandito dall'etere, si butta nel mondo della musica incidendo nel 2006 il suo primo album: "Senza Di Te", una rarissima chicca per stomaci forti in bilico tra canzone e poesia da pseudo-macho baciapile.
L'apice però lo raggiunge con il singolo oggetto della recensione: "Voglio Farmi l'Avventura" (2009). La copertina è già di per sé piuttosto eloquente, mostrandoci uno degli artwork più brutti del secolo, volto esclusivamente a risvegliare gli ormoni sopiti di casalinghe in menopausa che apprezzino l'allergia zequiliana a camicie e vestiario superiore in generale. Trattasi, infatti, di una foto del nostro eroe a torso nudo con catenina e crocifisso d'ordinanza e nome e cognome tatuati sul petto. Ai coraggiosi che resisteranno a scaraventare nell'immondizia questa immane palata di sterco in formato digipack cellophanato, l'ascolto rivelerà un brano frizzante con sintetizzatore in primo piano e un testo che si rifà chiaramente alla partecipazione zequiliana a "L'Isola dei Famosi".
Sfrontato, montato, immensamente egocentrico e sicuro di sé: così ci appare il redivivo Mutanda che non le manda a dire a nessuno tramite un testo infarcito di doppi sensi cantati in uno stile che a tratti ricorda il peggior Vasco Rossi, con voce roca e palesemente rimaneggiata in fase di missaggio per non farla stonare eccessivamente. L'incipit è subito da premio Nobel per la letteratura: "Voglio tornare sopra l'Isola, vi prego fatemi tornare. Io voglio farmi l'av..Ventura, ho troppa voglia di scop..rire. Porto solo una banana, dai non è così ingombrante, perché a me serve solo quello e un paio di mutande". Si prosegue quindi tra frecciate al nemico di sempre Pappalardo e deliri di onnipotenza: "...devi mettercela tutta, che quando torni vai in tv e c'è qualcuno che ti insulta... a qualcuno io sto antipatico, e invece io offrirò a tutti una tequila fino a quando non regna il nome di Zequila". Poi, siccome la voglia di tornare sull'Isola a farsi la (av)Ventura è troppo forte ma non gli è permesso di stare in tv... "Allora vado in incognito a fare una selezione, mi chiedono tutti i tuoi pregi, rispondo un bel ca..risma". Infine, dato che la voglia di apparire e mostrare a tutti le sue doti intelletive è esageratamente forte, il nostro Antonio è pronto anche a rivolgersi alla concorrenza: "Se non mi prendono sull'Isola proverò al Grande Fratello, che si sà che in quella casa quel che serve è un gran cervello".
In definitiva: un disco partorito da due dj per un personaggio simpatico quanto una merda pestata con le scarpe nuove e ciò nonostante intimamente convinto di poter conquistare il mondo con il suo sguardo da fecondatore selvaggio. L'ideale come sottofondo "musicale" per le vostre epiche scorribande in bagno: l'ultimo sforzo di Antonio Zequila che volentieri si accompagnerà con gli sforzi vostri in un concerto rumoristico senza paragoni. Chi ne uscirà vincitore?
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