Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo
Tutti i pesci vennero a galla per vedere la bella palla...

L'opera che vado a recensire è più di un mistero. E' un enigma avvolto in un mistero.
Di fattura rozza ma efficace, di forma sferica, il manufatto è giunto a noi perfettamente conservato.
Ritrovata in una nicchia di pietra nell'Acropoli di Atene, la palla è attualmente conservata al Museo Archeologico di Vienna. Insigni studiosi cercano da decenni di scoprirne i segreti.
Certo, ne conosciamo l'autore. Ma chi era, in verità, Apelle?
Come mai decise di creare proprio una palla di pelle di pollo?
Forse schiacciato dalla personalità di un padre invadente, che si vantava di essere nientepopodimeno che il sole e faceva scorrerie continue per la regione con il suo carro d'oro, Apelle, pover'anima, si accontentò di inventare un'opera minore che, comunque, gli ha dato l'immortalità.
A cosa serviva questa cosiddetta "palla"?
Fungeva da fulcro per un qualche gioco di squadra ormai dimenticato?
Veniva adorata come simulacro di una divinità perduta nella nebbia del tempo?
Non è lecito saperlo.
Come non è lecito sapere come mai i pesci si radunassero al suo cospetto: si trattava forse di un tipo ingegnoso di esca, inventato dai valenti pescatori del Peloponneso e in seguito attribuito al figlio di Apollo?
In attesa di uno studioso illuminato, uno Schliemann o un Indiana Jones, in grado di svelare la verità all'universo mondo, il mistero continua.
Resta, per il turista ammirato, la magia di un reperto affascinante e diventato proverbiale.

L'immagine scelta è "Palla di pelle di pollo" di Mario Mariotti

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