Poliedrico, geniale, nel profondo del nostro IO, vicino a noi, lontano da noi, psicopatico, sincopatico, surreale, irreale...

Completamente destrutturato, fuori dagli schemi preimpostati, distruggere quello che per secoli, per millenni ci è stato detto di essere e cosa fare.. a volte quasi furioso, diabolico, terrificante, in una visione quasi dadaista e mai cacofonica.. altre invece in linea con la nostra coscienza arrivando nel nostro inconscio... con chi siamo davvero o anche con chi saremmo voluti essere.

Fottutamente asettico… arido, geniale, passionale, empatico, apatico….

Ho davanti a me l’ennesimo progetto di Aphex Twin intitolato "drukqs", le tracce sono scritte in modo strano apparentemente sembrano lettere che non hanno significato, messe lì alla rinfusa, qualcuno penserà le solite stranezze dell’autore, invece parte di esse sono scritte in Cornico un linguaggio celtico della Cornovaglia, altre invece come Lornaderek " è la combinazione dei nomi dei genitori di James, "Father" invece dedicata al padre dello stesso e "Mt. Saint Michel + Saint Micheals Mount" due luoghi esistenti.

Reputo i progetti di Aphex Twin una serie di esperienze sonore, in una perfetta fusione fra ambient e techno, all’interno di una visionaria follia, tormentata da momenti di massima schizofrenia e paranoia, e momenti di assoluta calma, ma quasi apparente… evocativa… come se volesse mettere alla prova l’ascoltatore.

Le tracce scorrono veloci e folli, come se seguissero un disegno, a tratti addirittura liete in altre malinconiche e tristi ma calde e piacevoli, mantenendo quella particolare attenzione da parte dell’ascoltatore, come se ti guidassero in un posto lontano, come se ti chiedessero di seguirle…..ed è lì che davvero si inizia ad ascoltare questo splendido progetto.

Inizi a seguire le note credendo che ti possano portare in posti a te familiari e conosciuti, a contatto con il tuo più profondo IO nella piena inerzia e nel completo abbandono delle forze… ne sei completamente attratto e ne resti in balia.

Ma Aphex Twin fa ciò che vuole, ti allontana da te stesso, mantiene inizialmente lo stesso sound, ma a tratti ne cambia i ritmi le cadenze a volte sincopatici, velocissimi… genio e sregolatezza, ti spiazza… non riesci a smettere di ascoltare... sei quasi costretto a farlo, con la speranzosa attesa dell’arrivo di una melodia che ti rilassi... splendido! ne sei completamente avvolto! come il calore del sole in una fredda giornata di tramontana.

Nelle tracce più “intense” e veloci i tuoi pensieri vengono invasi da strane sensazioni di disagio… nella traccia "Omgyjya Switch7" penso a “vieni avanti cretino” con Lino Banfi che serve i caffè… stranissimo e ridicolo!

Il tutto per poi essere pervaso da ritmiche completamente suonate con solo di pianoforte.

L’album va compreso appieno se inteso come un'unica catarsi di suoni che si susseguono, in cui si alternano melodie frenetiche tecno e mistura sincopata di jungle/drum’n’bass astratta e melodie in perfetto stile ambient.

Come già detto, un’esperienza sonora, in attesa che la prossima melodia ti avvolga, ti riscaldi e ti abbandoni nel freddo grigiore della tua esistenza, quello più insito in noi, così vicino a noi da non voler essere visto o rivelato e pertanto rifiutato.

All’interno di questo progetto sonoro vi è brano "afx237 v.7" che sincronizza come da perfetta colonna sonora il cortometraggio Rubber Johnny diretto da Chris Cunningham; altra esperienza visiva in cui lo spettatore oltre ad essere bombardato da uno jungle/drum’n’bass frenetico, come se fosse sparato per endovena, viene “allietato” da un video tanto geniale quanto efferato.

Consigliato anche ai non appassionati del genere…

Carico i commenti...  con calma