"Anyone who as intelligence
May interpret the number of the beast.
It is a man's number.
This number is 666"
Queste parole, tratte dall'Apocalisse di Giovanni, sono incise sulla copertina di questo album. 5 anni prima dei 666 dei Black Sabbath (sulla copertina di Sabbath Bloody Sabbath) e 12 prima della celebre canzone degli Iron Maiden (solo per citare gli episodi più celebri), gli Aphrodite's Child si cimentarono in un concept sul diavolo e la lotta tra il bene e il male.
Questo gruppo franco/greco vedeva nelle sue file un giovane Evangelos Odyssey Papathanassiou, alias Vangelis. Dopo aver ricevuto una certa notorietà europea grazie a brani melodici come "Rain and Tears" e "It's Five o'Clock", il gruppo, a causa di tensioni interne, si scioglie. La loro ultima testimonianza è questo album uscito postumo, da considerarsi primo album solista del solo Vangelis.
Vangelis prende spunto per quest'opera da un libro di Costas Ferris, a cui sono attribuiti anche i testi. Lo stile si differenzia da quello tipico degli altri 2 album del gruppo, avvicinandosi al rock progressivo, allora già in via di sviluppo, a cui si mischiano anche blues-rock, influenze "zappiane", free-jazz... Impossibile analizzare tutte e 24 le tracce, descriverò quelle più degne di nota.
L'album si apre col coro "We've got the System, to fuck the System!", una battuta volutamente ironica, perchè non si può "fottere" il sistema attraverso un altro sistema, a cui segue "Babylon", con un ritmo tribale e trombe da Giudizio Universale; dopo la parentesi per piano e coro "Loud Loud Loud", si arriva a "The Four Horsemen", in cui le strofe sono suonate solo da campanelli, gli altri strumenti irrompono nel ritornello, per diventare nel finale una sfrenata jam blues, seguita dallo strumentale "The Lamb", con accenni di folklore greco. "Aegian Sea" è un brano lento e molto evocativo con un bellissimo assolo di chitarra. Da questo momento in poi l'album prende una brusca accellerata, perchè si trovano tanti piccoli brani mai superiori ai 2.30 min, tra cui si segnalano l'esoterica "The Wakening Beast", in cui si trovano anche flauti e pianoforte, l'improvvisazione hard rock/free-jazz del duo "The Battle of the Locusts/Do It", la stralunata "The Beast", una delle poche suonata da una vera band, "Altamont", in cui si ricorda ciò che successe ad Altamont, ad un concerto dei Rolling Stones, durante il quale gli Hell’s Angels, ai quali era affidato il servizio d’ordine, uccisero uno spettatore.
Si arriva così a "Infinity Symbol", in cui la famosa cantante Irene Papas, recitando "I was, I am, I am to come", inversione del versetto biblico "Who was, is, is to come" attribuito a Dio, simula un orgasmo. In chiusura si trova la suite "All the Sets Were Occupied" e "Break", una dolce ballata per pianoforte.
Carico i commenti... con calma