Ok, so benissimo che recensire una raccolta non è una cosa molto ortodossa, soprattutto per noi DeBaseriani. Mi prendo questa scusa, però, per parlare di un grande gruppo che per un brevissimo lasso di tempo, meno di tre anni, dal 1968 a metà del 1971, ha segnato un solco profondo nella storia della musica non anglofona con un pugno di canzoni dall'alto tasso emozionale.
Un gruppo greco, gli Aphrodite's Child, che si avvaleva della fantastica e poetica voce di Artemios Ventouris Roussos (Demis), della grande batteria di Lucas Sideras, e della lucida follia di quel geniaccio di Evangelos Odyssey Papathanassiou (cioè il grande Vangelis).
Non mi voglio nemmeno soffermare su tutti i pezzi di questa pur striminzita raccolta (nove brani in tutto), tra cui ci sono delle vere e proprie gemme come "Spring, Summer, Winter and Fall" e "I Want to Live", ma voglio porre l'accento su due canzoni che riascoltare anche adesso a distanza di anni mi provoca l'effetto turbinoso di un'emozione potente.
La prima è la risaputa ma splendida "Rain and Tears", cioè il pezzo che per primo fece conoscere al mondo la bellezza e la unicità della voce di questo grande (in tutti i sensi, era un omone) cantante, mentre la seconda è "It's Five O'Clock".
Mi è veramente difficile descrivere le sensazioni che mi provoca l'ascolto di questo pezzo, dalle magiche tastiere iniziali a quella voce che si alza limpida come il mare Egeo, soprattutto nel bellissimo ritornello. Meraviglioso è poi l'assolo centrale di Vangelis che fa avvicinare notevolmente il pezzo ai Procol Harum.
Peccato che poi il gruppo sia durato troppo poco, vuoi per la voglia, sicuramente giustificata visto il suo monumentale estro, di Vangelis di misurarsi con cose più impegnative che non il pop-rock, e che lo porterà comunque ad ottenere gloria e fama planetari, soprattutto con le colonne sonore di "Blade Runner" e di "Chariots Of Fire", e un po' anche perchè la voce di Demis, a un certo punto, doveva "camminare" da sola.
Che poi il Demis si sia qualche volta un pochino svenduto con pezzi e arrangiamenti al limite del kitsch è un'altra storia, ma d'altra parte quella voce emozionava cantando qualsiasi cosa.
P.S.: Ho sentito di recente Julio Iglesias cantare "Forever and Ever". Beh, ragazzi, NON C'E' PARTITA, Demis 8 Julio 0.
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