Qualche volta nella vita si può avere la fortuna di entrare in una libreria e trovare un libretto dal titolo accattivante, contenente una delle più profonde analisi della miseria umana mai scritte. Un densissimo viaggio che, partendo da una congettura matematica ancora irrisolta, arriva al significato del peccato originale. E tutto in 100 pagine e per pochi euro.
Qui, Apostolos Doxiadis ci racconta la storia (in parte vera) del suo (stupido) affascinante zio Petros, un genio della matematica che, causa ambizione sfrenata, chiuse prematuramente una carriera destinata a grandi cose.
L’affabile Petros ci racconta in prima persona il suo percorso, con le sue spettacolari scuse – su tutte “il teorema di incompletezza” di Godel – tentando inutilmente di mascherare la presunzione di essersi creduto capace di arrivare dove nessun altro era mai arrivato prima. Una miserabile presunzione nascosta dietro la sua adorabile gentilezza.
Poteva fare della sua vita un successo il predestinato. Ma volle distruggere il suo talento nella sua missione impossibile. Avrebbe dovuto imitare Ismaele; volle imitare Achab. E la congettura di Goldbach fu la balena che lo annientò.
Il suo peccato fu, come al solito, l’orgoglio. Quello stesso orgoglio che gli impedì di ammettere a se stesso la colpa. Una colpa che il nostro si portò nella tomba.
Una indimenticabile lettura per imparare a moderare le nostre ambizioni ma anche per imparare ad inquadrare con un pizzico di cinismo i megalomani falliti che, con il loro sorriso gentile, cercano di prepararci alle delusioni che la vita ha già in serbo per noi.
- “Per raggiungere il successo e la felicità è sufficiente porsi obiettivi difficili ma raggiungibili”.
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