Synth in delay che si perdono in uno spazio indefinito, suoni riflessi in un riverbero ampio e ipnotico, il tutto delimitato da loop semplici e ritmiche scarne...è questo The Devil's Walk, un piccolo gioiello elettronico, ammorbidito dalla limpida voce di Apparat, espressiva ed essenziale. Come una spugna ha saputo assorbire, sintetizzare e riproporre in 10 brani l'essenza dell'elettronica degli ultimi anni, da quella che è stata in grado di abbracciare il "rock" (vedi Radiohead) agli esperimenti minimal, passando per disfunzioni e corto circuiti trasformati in suono e ritmo da gente come i Telefon Tel Aviv.

Quest'album ha un cervello puramente tecnico, elettronico, ma allo stesso tempo un'anima calda e pulsante (Song of Los): si percepisce il tepore e la ricerca di una sensazione appacificante in ogni brano, quasi purificatori. Brani come Black Water o Escape portano semplicemente al vertice di queste sensazioni, in un ascolto quasi catartico.

Insomma, 10 canzoni di una certa profondità, un'elettronica minimal che rifugge l'asetticità: decisamente una buona prova di Apparat, sebbene alcune canzoni sembrino un po' ridondanti già dopo il secondo-terzo ascolto (A bang in the void, Sweet Unrest), ma forse è solo una mia sensazione.

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