La prima volta che ho ascoltato "Après la classe" ero nella mia ex casa presa in affitto con altre 3 universitarie. Birretta e cannetta, ci si preparava all' imminente live. Pensai: "Cazzo, fantastico". La prima volta che ascoltai "Un numero" era il giorno di Natale, a casa mia, contenta del bel regalo del mio amico di sempre. Pensai: "Uhm, bello, alcune spaccano un casino" . Era il 2004. Da allora tanti concerti un pò ovunque, un cambiamento di line-up e vari progetti alternativi. Fino all'annuncio di questo nuovo lavoro all' inizio di questo 2006, previsto per maggio e poi slittato a settembre. La prima volta che ho ascoltato " Luna Park" è stata circa due ore fa, di sicuro lontanissimo dalle precedenti situazioni. Comprato alle Messaggerie Musicali, volevo vedere che effetto faceva a "decontestualizzarli" , comprarli e ascoltarli lontano dalla comune hometown. Leggendo il libretto e i credits, un sorriso. Almeno quando scrivono, gli Aprè s sono sempre gli stessi! Il sound invece.... come da loro ampiamente annunciato, è cambiato. Beh certo, sono passati dieci anni dallo start up del "progetto" (come lo chiamano loro), bisognava innovarsi.... solo che scegliere di aprire il cd con un pezzo come "La grande mela" è perlomeno azzardato. Il brano non ha niente dello stile Après, anche la voce di Cesko è distorta, il sound disorienta, è cupo e strano e il testo vuole essere impegnato e pseudo criptico, ma non convince per niente. Si migliora sensibilmente con "L'era del fiore", dove l'opening fisarmonico di solita pregevole Pucciana (o Puccesca? Beh, di Puccia) fattura riporta gli aficionados a una dimensione più abituale. Ritorna la punkchanka, anche se più "diluita" rispetto a "La patchanka" o " Un numero", la cui potenza rimane a livelli che in tutto questo album si sfiorano appena. " Et un etè ancore" si può skippare senza sentirsi troppo in colpa, risultando essere una ballata in francese senza infamia e senza lode. Il primo picco della trackilst è " Vorrei sapere perchè " , classico pezzo pronto x far pogare i pazzi ai concerti, energico, gioioso, frenetico, con Cesko a guidare le tarantolate danze. Passando per "Non resterà niente" ("Di notte sogno spesso di volare via col vento, ma come ogni cosa passa e l'amaro in bocca sento. Amo il posto da dove vengo, ma a me non piace dove sto andando, dio dove sto finendo!") le cui lyrics mi danno la fastidiosa impressione di essere state adattate a una base che non calza alla perfezione, arriviamo a "Marie", ballatona in puro reggae style a due voci: al francese Ceskone, al dialetto Terron Fabio. Alzi la mano chi non si aspettava che MAI gli Après avrebbero collaborato con i SSS.... io non sono di certo caduta dalle nuvole, ma tutto sommato francese e dialetto fanno meno a pugni di quanto si possa pensare. Il pezzo migliore è (confermando l'impressione avuta al M@d in Salento Festival, vedi mia precedente rece) "La luna cadrà", fisarmoniche, scratch, ritmo ska folkeggiante che incalza. Testo insignificante, ma quando stai pogando si ascoltano poi le parole? Ritorno di Puccia al rap dialettale, questa traccia risulta chiaramente essere un ideale seguito di "Sale la febbre" e non viene nemmeno tanto male. "Se spegni il sole" non trasmette nessuna emozione, mentre "Perchè trasmetti solo stress?" è sicuramente il punto più basso dell'intero lavoro (a partire dall' infelicissimo titolo). Già ascoltata al suddetto Festival non mi convinse, risentita adesso mi dice ancora meno. L'intro di "Cerca lo scrigno" invece è inequivocalbilmente rock, riff schitarrato e distorto. C'è di che rimanere allibiti, anche perchè il resto del pezzo dice veramente poco. "I pirati neri e..." è una piccola, deliziosa cagata. L'ultima traccia invece è una piccola storia a sè : quando erano ancora una band da Festa de lu Mieru e Sagra de li Pezzetti, gli Aprè s solevano proporre dei set live tiratissimi, brucianti nella loro energia, rappresentazione della voglia di divertirsi che è insita dello ska. Circola un loro bootleg che si poteva acquistare ai tempi alle bancarelle del merchandising in cui, tra una protoversione di "Lu sule lu mare lu ientu" allora intitolata "Salento II" e un duetto con Pino Zimba, ad un certo punto Cesko annunciava un pezzo chiamato "Lu sciacuddhruzzi" (creatura immaginaria della tradizione salentina, folletto dispettoso a cui si attribuivano piccoli poteri magici). Dopo 10 anni di vita clandestina, lu sciacuddhruzzi ritorna in veste ufficiale, inciso su un solco magnetico a ricordarci, in fondo, chi sono gli Aprè s e da dove vengono. Brano interamente dialettale, in cui fisarmoniche e chitarre si fondono nel tipico crossover di questa band, quasi a chiudere quel cerchio iniziato con l' album omonimo ormai 7 anni fa. Proprio lo sciacuddhruzzi li salva dal prendere una sola stella in questa mia rece. Se "La luna cadrà" non avrebbe stonato nel contesto di "Un numero", "La leggenda dell'oro" sarebbe stata benissimo anche in "Après la classe", come a non voler rinnegare completamente le radici pur avendo annunciato e poi realizzato un prevedibile rinnovo. Perdendo Ferro e le sue trombe si è irrimediabilmente persa l' aura reggaeska dura e pura (d' altronde non puoi fare ska senza le trombe) a favore di un'onda rock che, purtroppo, da una parte li rinnova ma dall' altra li appiattisce. Celebrati il 30 settembre a Sternatia i 10 anni di vita, gli Aprè s sono pronti a portare in giro per l'Italia il carrozzone del loro "Luna Park", rinnovo il mio invito ad andare a vederli per poter respirare veramente la loro essenza. I fan invece si sforzino di vedere in questo cd un segno inesorabile de tempo che passa.... e del nuovo che avanza.....
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