E dopo l'esordio col botto, nel 2004 i sei salentini amanti dello ska contaminato ritornano col nuovo lavoro. Ci si aspettava tanto da loro, dal precedente disco omonimo ne era passata tanta di acqua sotto i ponti: "Paris" e "Ricominciamo" avevano fatto il pieno di passaggi radio, la tv nazionale si era accorta di loro (offrendogli anche uno spazio nella compilation ufficiale delle Iene di Italia 1), MTV e AllMusic avevano i loro clip in heavy rotation, megatour in tutta la penisola...ed eccotela qua la strenna natalizia. Quando 1'esordio riesce particolarmente bene ci si aspetta come minimo un seguito all'altezza, cosa che qui francamente sembra mancare.
Si sente certamente l'apporto di prestigiosi arrangiatori e di sofisticati strumenti di missaggio (il precedente cd era stato realizzato all'insegna del low cost nello studio messo su alla buona da Cesko ad Aradeo), ma forse è proprio questo apparato a togliere la genuinità degli inizi.
Si inizia subito dalla titletrack e si capisce che gli Apres sono cresciuti, sono maturati anche nei testi: Cesko si scaglia contro l'omologazione della società che ci misura solo come numeri e non come persone. Ritornano cazzari solo per due brevi lampi, "La Patchanka" (ritmo travolgente proiettato in dimensione live, video-fumetto irresistibilmente comico)e "Sale la febbre" (antesignana di tutte le "Sciamu a ballare" dei Sud, testo senza pretese di serietà e impegno alcuno).
Tutte le altre tracce scorrono incolori e senza lasciare un vero segno, trascinandosi come ritmi ska-punk-rock buoni da essere eseguiti dal vivo facendo girare una buona bottiglia di vino rosso salentino (lu mieru). Emergono "Simu li pacci", che si rivela da subito un'invettiva contro i malati tenuti rinchiusi in tristi ospedali, bollati come pazzi e riempiti di psicofarmaci spesso senza reale bisogno. Ok, bello il tema impegnato, ma era proprio il caso? In mezzo a un album realizzato per essere il prosieguo della festa iniziata due anni prima, questo testo (sia pur importante e pensato) risulta fuori luogo come un pesce fuor d'acqua.
La traccia per cui secondo me vale la pena ascoltare tutto l'album è "Sud-est". Si ritorna, sulla scia della precedente "Terra", ad uno dei temi più cari e meglio riusciti agli Après, quello dell'amore per la terra, il Salento. Il testo di "Sud-Est" è un piccolo acquerello a tinte forti della Terra d'Otranto, in cui spiccano il giallo del sole che brucia paesaggi e pensieri, il blu del mare che acceca e disorienta e i ritmi ossessivi delle tarantate come danza di corteggiamento rituale e sfogo protosessuale di una civiltà gelosa delle proprie radici.
Prima e dopo, poco altro. Si chiude con l'inno alla libertà di "Libero Liberi Libera", ma qualcosa chiaramente non convince. Dal vivo restano incredibilmente pieni di energia, Cesko è un animale da palco con pochi eguali, ma qualcosa nella magia del gruppo si spezza quando questo lavoro non raggiunge i risultati del precedente: il trombettista Ferro lascia a pochi mesi dall'inizio del tour e non viene sostituito, i fiati dal vivo saranno gestiti (preregistrati) dalla consolle del Dj Cordella.
Il nuovo lavoro è previsto in uscita per il 26 di maggio...la patchanka continua....!
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