Io quel giro di Providence l'ho sempre immaginato come la più reale e concreta fotografia di un sottoterra brulicante e territoriale dai tempi della SST.

C'erano questi gruppi di omoni che tracciavano un'unica linea da Peter Brotzmann ad Arto Lindsay (New York era), passando per "Flowers Of Romance" e l'abrasività oltranzista della primordiale Siltbreeze. "Soak The Saddle" è questo e nient altro, un calderone ribollente dove succede di tutto, dove il tribalismo propulsivo delle batterie diventa lo scudo dello sferragliare fuori sincope delle chitarre e di un basso sempre meno basso.

Ci si balla su questa cosa, dove cosa ha più a che vedere con il monolite dei Fantastici Quattro, piuttosto che con la mera oggettistica. Ho perso più tempo con queste parole che ad ascoltare questi venti minuti di fuoco.

Carico i commenti...  con calma