Noise, Wave, punk, improvvisazione? Difficile incasellare gli arabi tanto suonano strani e devastanti. La forma canzone non rientra nel loro modo di pensare e anche i passaggi melodici non sembrano molto apprezzati, in molte canzoni si ha l’impressione che tutto sia diretto verso lo sfascio totale e il caos sembra irreparabile.
Invece loro sguazzano felici in questo marasma sonoro complice anche la durata esigua delle “canzoni”, mentre si divertono a maltrattare le chitarre con note altissime e distorte, la batteria sembra suonata da un muratore con mazza, tanto è semplice e cattiva, senza parlare delle staffilate di synt sparse qua e là giusto per rovinare i timpani a noi poveri ascoltatori.
La voce come potrebbe essere se non malata e isterica, quando non sembra solo un lamento insopportabile?
25 minuti in 8 canzoni e dopo, tutto torna alla calma nella vostra testa ma qualcosa rimane nascosto, un piccolo seme incolore che se opportunamente annaffiato e nutrito vi mostrerà la strada per capire la follia nascosta dietro la musica malata degli arabi e della skin graft. Un elogio alla skin graft che continua a sfornare gruppi fregandosene di mode e critici e spesso anche del lucro.
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