Si spengono le luci e al suono di cornamuse entrano Aidan e Malcolm, con la band messa insieme per questo tour: Alan Barr al violoncello, Chris Bathgate al basso, David Jeans alla batteria, Jenny Reeve al violino e Allan Wylie piano e tromba.

Wednesday at the Feierwerk Hug and Pint Pub con le storie intimistiche di Aidan, che racconta e racconta, spesso sottovoce, quasi parlasse con se stesso, quasi stesse riformulando a voce alta i suoi pensieri e i ricordi, per capire. Quando li sentii la prima volta pensai a dei Tindersticks (coi quali sono poi stati in tour) con qualche inserto elettronico, un effetto e una drum machine. In comune avevano la stessa voce calda, le stesse storie di alienazione urbana. Contrariamente ai Tindesticks non sono caduti nel manierismo e nella citazione di se stessi. “Here We Go” riporta a Philophobia, “Scenery” (you used to be part of the scenery, but now I know your name) a “The Red Thread, Glue all’ ultimo album ci meraviglia con il violino di Jenny Reeve che ripete due note. Gli archi non sono mai troppo presenti, le canzoni sono perfettamente equilibrate.

Ma il primo applauso entusiasta che rompe davvero il soffocato silenzio fra le canzoni fino a quel punto lo provoca “New Birds”, sembra che molti attendano di riconoscere la canzone introdotta da una sorta di spoken word lento, inesorabile, ossessivo ma delicato, nel breakdown la certezza, questa è “la” canzone; degli “Uh uh”(ehm…) disturbano l’ attimo di calma del break, e poi la canzone parte come un fiume in piena sull’ onda di una distorsione. Magnifica. “Who named the Days” mi era sembrata un po’ stanca sull’ ultimo disco, ma dal vivo dimostra una vita propria: ci sono dentro più di quanto pensassi. “The Shy Retirer”, è una benvenuta variazione, con una drum machine dance a sostituire il batterista, mi viene in mente Shaun Ryder e il suo sloganeering. “Act of War” presenta un movimento di archi largo che vince a mani basse.

Dopo il primo bis rimangono sul palco solo Aidan e Malc con una chitarra. E le canzoni funzionano pure così. “Siamo rimasti solo noi due che possiamo fare?” Suonano pure a richiesta, Aidan si passala mano sulla faccia come ha fatto innumerevoli altre volte durante il concerto “ that song? ah concentration concentration”. E la penultima canzone si riconosce solo poco alla volta, è “You Shook Me all Night Long” degli AC/DC (!), presente pure sull’ ultimo “The Shy Retirer Ep” che poi si trasforma in “Packs of Three”:”It was the best shag I’ve ever had”. In tutte le canzoni Aidan ha guardato indietro, dal punto di vista privilegiato della memoria. Le cose sono già successe. È da li che trasmette questa calma. Finalmente un bellissimo concerto. Pensavo di non entusiasmarmi più. Serata maestosa.

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