Tra i dischi più attesi dell’anno, il nuovo lavoro degli Arcade Fire fissa una linea di demarcazione netta col passato.

Per quanto già da tempo avvezzi a grandi numeri che rendono ormai stretta l’etichetta di indie band, i canadesi licenziano questo nuovo “Everything Now” attraverso la major Columbia. La sostanza, però, pare non cambiare molto. E non tragga in inganno il fruibilissimo incedere in odor di Abba del supersingolo/titletrack: anche stavolta i compromessi sono pochini, e sapientemente distribuiti lungo tutta la tracklist.

Prodotto da una serie impressionante di nomi altisonanti (su tutti Thomas Bangalter dei Daft Punk e Markus Dravs, già a lavoro su “Viva La Vida Or Death And All His Friends” dei Colplay e “The Suburbs” degli stessi Arcade Fire), “Everything Now” è stato anticipato da quattro singoli, molto discussi soprattutto per la virata sonora proposta. Detto del primo estratto, la successiva “Creature Comfort” (tra le cose migliori del lavoro) recupera parzialmente certe atmosfere del precedente Reflektor e le condisce con una spruzzata di new wave e post punk quanto basta. “Signs Of Life” ha un bel tiro funky e si incastra bene nel tessuto sonoro del lavoro, “Electric Blue” convince ma dopo qualche ascolto, soprattutto per l’interpretazione un filino troppo algida e sopra le righe di Regina, qui lead singer.

I (pochi) brani non estratti come singolo si distaccano un po’ dall’atmosfera “festaiola” fino a qui proposta: “Peter Pan” vive di pulsazioni elettroniche, “Chemistry” è reggae tout-court, “Infinite Content” è divisa in due mini-parti (la prima un nervosissimo e spiritato indie-rock, la seconda un lentone).

Tutto questo funge da introduzione per il finale che cambia un po’ le carte in tavola: gli Arcade Fire tolgono il piede dall’acceleratore e tornano con decisione dalle parti di “The Suburbs” con tre ottimi pezzi come “Good God Damn” (minimale e ipnotica), “Put Your Money On Me” (più vitale e coinvolgente) e “We Don’t Deserve Love” (più lenta e ragionata), prima di chiudere con una reprise di “Everything Now”.

Questa quinta prova degli Arcade Fire li consacra (anche se probabilmente non ce n’era più bisogno) al livello di certi pesi massimi dell’alternative rock mondiale, mostrando quanto i sei di Montreal siano ormai determinati e con le idee chiare. Anche se per la prima volta guardano più al passato e mostrano un vago istinto conservatore finora represso.

Vedremo con le prossime prove quale delle due strade prenderanno: quella dell’ulteriore evoluzione o quella del consolidamento di quanto mostrato finora.

Traccia migliore: Creature Comfort

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