Dopo gli splendidi "Funeral" e "Neon Bible", Win Butler e i suoi Arcade Fire arrivano alla terza prova, pronti ad essere consacrati come superstars, alla ricerca di un enorme successo commerciale, o ad estinguersi come un effimero fuoco di paglia.
I nostri non scelgono nessuna delle due vie sopracitate. Win, Will e Règine, assieme ai loro innumerevoli e validi colleghi, optano per la strada più difficile e più nascosta di tutte, tornando nei "Suburbs" dai quali provengono, resuscitando i fantasmi dell'infanzia dei fratelli Butler, confezionando un disco intimo, per nulla immediato e, soprattutto, rinunciando alla grande hit, chiave per il successo mainstream e per qualche milioncino in più.
La passione irrefrenabile per la musica dei Nostri canadesi sprizza da ogni poro di questo album, da ascoltare tutto d'un fiato più e più volte. Ovunque richiami non nascosti a grandi artisti (il sound del disco è stato definito dallo stesso Win "A mix of Depeche Mode and Neil Young"), ovunque una velata malinconia, più o meno celata. Nonostante la sua durata di un'ora, il nostalgico "The Suburbs" scorre veloce, senza perdere un colpo e regalandoci canzoni splendide quali la titletrack, la Bowiana "Rococo", "City With No Children" e il singolo "We Used To Wait".
Quindi gli Arcade Fire ci sconvolgono ancora, con "Il loro OK Computer" (Mike Diver), un disco adatto da ascoltare in attesa dell'autunno, mentre l'estate sta volando via.
Se con "Funeral" era stato un colpo di fulmine, un'attrazione irrefrenabile, se con "Neon Bible" ve ne eravate innamorati, con "The Suburbs" vi farà capire che con loro volete passare il resto della vostra vita.
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