I canadesi Arcade Fire sono stati forse la più grande rivelazione indie dell'ultimo decennio.
Lodati dalla stampa all'epoca del loro esordio ("Funeral" del 2004) e forti degli attestati di stima da parte di molti loro colleghi (tra i quali ricordiamo Chris Martin, David Bowie, U2 e David Byrne) hanno visto la loro fama, e di conseguenza il seguito di fan sparsi in tutto il globo, crescere in maniera esponenziale fino ad arrivare a livelli di vera e propria venerazione.
L'hype intorno al loro terzo album di conseguenza non poteva che essere enorme per quello che dovrebbe essere il disco della consacrazione per qualsiasi band.
E quindi?
Le attese degli addetti al settore e dei fans sono state ripagate?
Dal punto di vista commerciale sicuramente si, e il primo posto nelle classifiche inglesi e statunitensi, con oltre 200.000 copie vendute in una sola settimana, lo dimostra, tuttavia qualcosa è cambiato nell'approccio del gruppo alla propria musica e non sono sicuro che questo sia un bene.
La visceralità lo-fi degli esordi e i piccoli capolavori dei quali "Neon Bible" (il secondo album del 2007) strabordava hanno lasciato il posto ad un pop - rock più tradizionale al quale gli Arcade Fire aderiscono senza, per fortuna, rinunciare alle loro peculiarità.
Eppure qualcosa manca perché al fianco di idee sempre almeno brillanti ed una tecnica ormai ineccepibile non si avverte più l'urgenza, il bisogno impellente di esprimersi a tutti i costi scardinando, con interventi strumentali improvvisi o cambi radicali di tono, la regolare struttura della forma canzone.
In tal senso una "Month of May" risulta imbarazzante nel suo abuso dei cliché rock anni 70, e ciò nonostante il brano risulti gradevole e serva per spezzare un'atmosfera altrimenti troppo monotona.
Già, perché un altro problema di questo album è propria la monotonia, la tanto scongiurata noia che in un'opera eccessivamente lunga come questa (quasi 66 minuti) risulta ogni tanto inevitabile.
Non fraintendetemi, "The Suburbs" non è un brutto disco anzi, è un'opera sicuramente molto al di sopra delle attuali uscite discografiche, tuttavia pecca di un minutaggio eccessivo e della volontà da parte del gruppo sia accontentare i vecchi fan che conquistarne nuovi adottando un approccio meno naif.
Merita senz'altro tutta la nostra attenzione ma non aspettatevi il solito, devastante, impatto emotivo e, soprattutto, non credete a chi parla di un nuovo "Ok Computer", quello è solo business e poco ha a che fare con la musica.
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