Giunti al quinto disco in dieci anni gli Archive sembra proprio che abbiano perso il filo conduttore del discorso intrapreso con lo straordinario album d’esordio.
Ah! “Londinium”, che disco! Ancora oggi gira spesso. Sorta di trip-hop deviato. Poi venne “Take My Head” che virava verso un pop-rock più convenzionale, ma non banale, “You All Look The Same To Me” rifaceva il verso a certi Pink Floyd di metà anni settanta, derivativo certo, ma quantomai apprezzabile, “Noise”, ahimè, faceva segnare il primo vero passo falso incartandosi su tappeti elettronici totalmente privi d’anima.
Con “Lights” arriva inequivocabile il segno che la sorgente creativa si è inaridita e i Nostri sfornano un lavoro piatto che fa segnare un periodo di stallo che si sta protraendo ormai da quasi un lustro.
Intendiamoci, non che sia tutto da buttare, ma la sensazione di vuoto abulico che si ricava alla fine delle undici tracce è veramente forte. L’album ruota attorno alla title-track, un polpettone di oltre diciotto minuti piazzato a metà scaletta che, a dispetto del titolo, non emana nemmeno un bagliore. Un brano interminabile che, forse, nelle intenzioni voleva citare la più famosa Again.
Ma si sa, i risultati a volte non viaggiano di pari passo alle intenzioni. Andamento di stampo progressive in chiave contemporanea, crescendo e maestosità tipiche del genere, ma vi posso assicurare che arrivare alla fine è veramente svenevole e constatare che le mie mutande comincino a diventare incapienti è più che una sensazione.
Il resto del programma di dipana su canzoni più convenzionali nell’ottica della musica rock, senza disdegnare di lambire territori unplugged (addirittura!) come nel caso di Fold e I Will Fade che rimandano a melodie di Coldplayana memoria. Per rimanere nel campo degli agganci si può sentire qualcosa dei Radiohead periodo 'Amnesiac' nella conclusiva Taste Of Blood, oppure improvvisi cambi di marcia in territori già battuti dai Primal Scream come nel caso di Programmed.
L’impressione che se ne ricava è quella di un lavoro disomogeneo senza una precisa linea guida: una botta al cerchio e una alla botte. Ma questo sarebbe un peccatuccio veniale. Quello che più fa rimpiangere i 20 euro spesi, è la quasi totale mancanza di canzoni. Si, proprio così. Non riesco a ricordare una canzone che mi abbia scosso.
Come al solito le riviste specializzate ignoreranno gli Archive come ingiustamente hanno fatto in tutti questi anni, ma stavolta chi può dar loro torto?
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