Se esiste un gruppo snobbato e sottovalutato dalla critica musicale, penso proprio che questo sia i londinesi Archive. Qui ci troviamo di fronte al loro debutto, datato 1996.
All'epoca pochi, ma proprio pochi, se ne accorsero.
Era l'anno degli Eels di Beautiful Freak, dei Pearl Jam di No Code, delle Murder Ballads di Nick Cave e del Beck di Odelay, solo per citare alcune delle perle del '96. Ma degli Archive non c'era traccia. E anche negli anni a venire, nonostante abbiano pubblicato altri tre dignitosissimi lavori (Noise un po' meno) sulla lunga distanza, non abbiamo né letto, né visto quasi niente.
E allora?
E allora ve lo dico io. Questo è un disco immenso.
Trip-hop destrutturato. Inserti di rap e ritmi campionati dalla prima all'ultima traccia, non un momento debole. Obiettando che le parti di rap sembrerebbero appesantire un tantino il lavoro, si tralascia l'importanza di aver dato uno strappo ad un genere che stava addormentandosi sul binomio beat-melodia.
Vi posso comunque assicurare che della scuola del grande Grandmaster Flash non si sente che una piccola eco. Là dove erano le liriche a farla da padrona, qui risulta evidente la dottrina bristoliana a marchiare a fuoco un album di chiara matrice trip-hop (volendo si potrebbe chiamarlo trip-hip-hop).
Non mancano tuttavia i momenti più raffinati dove la battuta si adagia docilmente ad ingentilire l'immancabile canto femminile, Headspace su tutti.
Musiche notturne su beat tecnologici e voci suadenti a farla da padrona. La melodia al servizio della tecnologia e viceversa.
Prima di loro ci sono stati i Massive Attack e i Portishead, dopo verranno molti epigoni a saccheggiare il genere svuotandolo di significato e renderlo buono solo per un barbecue sulla spiaggia. Chill-out da parties estivi.
Fra i testimoni più credibili mi sento di spendere una parola per i Morcheeba, i Mandalay e gli Zero 7.
Compratevi questo disco, sentitelo mille volte poi spaccatelo e andate a ricomprarlo, sentitelo altre mille volte poi spaccatelo e andate a ricomprarlo, sentitelo altre mille volte...

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