Arco è uno sfuggente gruppo britannico che è arrivato, con Yield, solo al suo terzo album in più di 12 anni di attività. Il suo ultimo full lenght, Restraint, risale al 2004 ed era stato registrato sotto Dreamy Records, una piccola label di Londra nata anch’essa (come il gruppo), nel ‘98, che nel frattempo (l'etichetta) ha cessato di esistere. Dopo 6 anni lasciati a stagionare in una sperduta cantina dei sobborghi londinesi, gli Arco riaffiorano in superficie e per non far sentire la puzzamma in primis, e continuare ad essere il gruppo figo che non gli piace farsi pubblicità in secundis, salpano verso l’oltreoceano ed approdano alla Pastel Music, etichetta indipendente sudcoreana (tralaltro già produttrice dei Mono e del duo She & Him, formato dal bravissimo cantautore statunitense M. Ward, di cui consiglio a tutti l’album Transfiguration Of Vincent, e la attrice hollywoodiana Zooey Deschanel).

La discrezione che caratterizza l’immagine degli Arco la ritroviamo anche nella loro musica: Yield, come anticipa la copertina molto essenziale, è una serra di vetro in miniatura, poggiata su un angolare illuminato di striscio dal sole pomeridiano, ripartita in dieci caselline, ognuna delle quali contiene un bocciolo ormai prossimo a schiudersi (il 90% di chi legge questa recensiona starà adesso probabilmente contando le caselline sulla copertina. Sì, sono nove in copertina. Ma le canzoni sono dieci. Mi state ammazzando la poesia). Comunque, in poco più di 33 minuti gli Arco ci offrono dieci discreti quadretti dalle pennellate lievi e dai toni caldi, ma tenui. La musica pizzicata e soffice si abbraccia a ritmi snelli e a testi sussurrati, per uno slow-core stravolto e addolcito con una mano di pop dall’indiscutibile tocco inglese ed una vena folk che rimanda alla corrente intimista di Nick Drake, che difficilmente manca di influenzare certi gruppi inglesi; e poi qualche eco dagli States, tocchi jazzy, toni sfumati alla Sodastream, qualche contemplazione estatica sulla solita collinetta isolata che la gente ci passa sotto e dice: "va' quegli emo solitari, ma andate in figa!". Viaggi in Brasile, bosse rallentate, praterie, qualche atmosfera pregiata alla Sun Kil Moon ma più perchè è pregiata che perchè assomigli realmente ai Sun Kil Moon.

Senza essere un gioiello, Yield sa trovare dei momenti in cui rivelarsi prezioso. Perciò se ogni tanto capitate in Korea del Sud perchè anche a voi la puzza di cantina ha stufato e contemporaneamente volete continuare ad avolveri dal contesto da bravi, inguaribili depressoni, dateci una bussata, agli Arco. Magari rispondono dopo qualche anno, però sono sempre affabili e confortanti.

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