Il 2006 è stato il loro anno, ed il loro disco "Whatever People Say I Am, That's What I'm Not" è stato l'esordio venduto più velocemente della storia, oltrechè un grande successo. Quanto c'era di effettivamente valido (visti i facili entusiasmi della stampa "specializzata" british)? Mah, vediamo; un pugno di pezzi oggettivamente strepitosi ("The View From The Afternoon" -su tutti-, "Fake Tales Of San Francisco", "I Bet You Look Good On The Dancefloor", "Dancing Shoes", "Mardy Bum"), qualcosa appena sufficiente ("Riot Van") e un po' di inutilità ("Red Lights Indicate Doors Are Secured", "Perhaps Vampires...", "A Certain Romance").

Ora, i ragazzini inglesi ci riprovano dopo un annetto abbondante con un album battezzato (con un bel mazzo di coraggio, viste le facili battute che ne potrebbero scaturire) "Favourite Worst Nightmare". Ma sarà realmente il vostro incubo peggiore? Sì, se il brit rock lo volete vedere solo impiccato alla Union Jack. Per gli altri, qua dentro c'è un pugno di canzonette catchy rock 'n roll che possono, a seconda, far divertire, ma anche annoiare.

Della prima categoria fanno parte sicuramente "This House Is A Circus", il miglior pezzo del nuovo lavoro, basato su una linea melodica frenetica e di effetto, molto, molto energica. Anche "The Bad Thing" può far muovere i piedini ai meno schizzinosi, ma strizza di più l'occhio alla produzione delle scimmie artiche che guarda maggiormente all'indie-rock. "Brianstorm", il primo scanzonato singoletto, è il ponte ideale col disco precedente, mentre la successiva "Teddy Picker" (buon pezzo anche questo) guarda agli '80 piazzando anche una citazione spudorata di "Save A Prayer" dei Duran Duran ("save it 'til the morning after..."). "D Is For Dangerous" tenta di riproporre il marchio di fabbrica ma non convince, non come "Balaclava" che, con il suo sembrare dodici canzoni in una, finisce per strappare un sorrisetto di approvazione. "Fluorescent Adolescent", il nuovo singolo, rappresenta l'intermezzo pop del disco insieme a "Only Ones Who Know"; convince di più la seconda (basata solo su chitarra e voce, una nuova "Riot Van" per intenderci), anche perché la prima è sì maggiormente sostenuta ma la linea melodica sembra troppo poco spontanea. "Do Me A Favour" è impalpabile (perché non inserire nel disco la collaborazione con Dizzee Rascal?), "If You Were There, Beware" col suo ritmo scazzato mischia un po' le carte. Chiudono "Old Yellow Bricks" (ottima, danzereccia assai ma molto piacevole e per niente tamarra) e "505", molto vicina ai primissimi Stereophonics.

Niente miracoli, per carità, ma un pugno di canzoni fresche e divertenti che nulla aggiungono e nulla tolgono al panorama rock attuale. Se sono un reale fenomeno lo vedremo poi. Questo è quello che, per ora, le scimmiette ci offrono.

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