Quando si parla degli Arcturus, molti pensano -giustamente- alla band che ha portato nuova linfa vitale all'avantgarde metal e al progressive metal estremo, grazie ad album come "The Sham Mirrors", e soprattutto il fondamentale "La Masquerade Infernale" che, pubblicato nel 1997, rappresentava un lavoro lontano anni luce dalla scena di allora, in grado di valicare confini fino ad allora ritenuti troppo osè per il metallaro doc.

Ma pochi sanno che la band in principio suonava black metal sinfonico e che gli Arcturus di 'Aspera Hiems Symfonia', a mio parere, sono senza dubbio i più veri e sinceri. Nel 1996, ad un anno dal capolavoro, esce il debutto dei cinque norvegesi (Garm - Vocals, Carl August Tidemann - Guitar, Skoll - Bass, Steinar Sverd Johnsen - Keyboards, Hellhammer - Drums) e, benché non sconvolgente dal punto di vista innovativo (ma già utilizzando un sound insolito e personale, risultando così a suo modo unico), parte dagli stilemi classici del black per approdare a rive nuove e inesplorate, utilizzando soluzioni anche 'insolite' per il genere.

L'apertura è affidata alla maestosa To Thou Who Dwellest In The Night, in cui lo scream di Garm si fonde alla perfezione con gli arpeggi 'celestiali' creati dal geniale tastierista Sverd. Mr. Von Blomberg crea un tappeto sonoro fantastico, utilizzando meno blastbeat del passato e molta più tecnica, avvicinandosi a soluzioni tipiche del prog metal. Il risultato è una delle canzoni black metal più belle mai scritte, e già basterebbe a giustificare il prezzo del compact disc.
Ma gli Arcturus devono dimostrare al mondo che sono una band diversa dalle altre, un'entità a sé stante, quindi ecco comparire intuizioni particolari: non raramente Gard passa dallo scream al cantato pulto, creando perle sonore di incredibile suggestione (Wintry Grey in primis), struggenti stacchi di pianoforte che ricordano il conterraneo e contemporaneo Stormblast, emotività portata a livelli stellari, separandosi dal classico stilema che vuole il black metal gelido e distaccato: gli Arcturus colpiscono diretti al cuore dell'ascoltatore con soluzioni aggressive ma eleganti, piene di sentimento ed emozione.

Raudt Og Svart è presa direttamente dall'EP "Constellation" del 1993, qui arricchita dalla fantastica performance vocale di Garm, che si esibisce anche in uno spettrale falsetto, oltre a 'duettare con se stesso' tra scream e voce pulita, anticipando la svolta teatral-operistica de 'La Masquerade Infernale'. Stupendo l'assolo ad opera di Tidemann. Du Nordavind è il brano più influenzato dalla musica classica. Chitarra e tastiera si rincorrono, mentre Hellhammer tiene un tempo dispari con una naturalezza da far paura. Accelerazioni e rallentamenti continui rendono questo brano il migliore dell'album, dopo l'opening track.
Struggente e amara è Fall Of Man, dotata di un tappeto tastieristico veramente notevole, e un finale da pelle d'oca, con Sverd che con la sua tastiera macina riff su riff, accordi su accordi mostrando sempre ottima ispirazione. L'assolo, anche in questo caso, è dei migliori, degno di un Kirk Hammett. Dotata di un eccellente intro atmosferico, Naar Kulda Tar, chiude il disco, questa volta avvicinandosi allo stile compositivo dei primi Cradle Of Filth, tutto ovviamente rivisitato in chiave Arcturus.

Che dire di questo disco? Beh... a mio parere è un lavoro unico nel suo genere, impossibile da paragonare persino agli altri lavori della band, disco incredibilmente sottovalutato al tempo della pubblicazione, come del resto tutti i lavori d'avanguardia. Consigliato veramente a tutti, dal brutal deathster all'Iron Maiden fan.

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