Devo essere sincero… mi mancano… e non come ad alcuni di voi possano mancare le Lollipop (però che cultura pop che ho… ok Emanuele, non farlo sapere a tutti però, che tanto non interessa), ma mancano più che altro come quei fan dei Queen ai quali manca Freddy Mercury: ora magari il gruppo di cui sto parlando non è paragonabile ai Queen, ma a me gli Arcturus mancano ed anche molto, non so, sarà che avevano un modo di intendere il black metal quanto meno atipico, molto sinfonico, con passaggi al limite del progressive; riuscivano poi ad essere si aggressivi, ma senza mai scadere in inutili eccessi che in quanto tali non stanno mai bene.
Poi si, diciamocelo, mi manca la ventata d’aria fresca che hanno portato e la loro capacità di non ripetersi mai, di non proporre un album simile a quelli precedenti, insomma… ehm, è inutile girarci intorno, mi MANCA TUTTO CIO’ CHE SIA CONNESSO AGLI ARCTURUS, ed in un momento di nostalgia ho ripescato trai miei dischi questo piccolo gioiello datato 1994, ”Constellation", che dopo l’ep “My Angel”, rappresenta una delle prime testimonianze degli Arcturus.
Magari li in mezzo ai lettori c’è però qualcuno che non sa chi siano questi Arcturus ed è per questo che (per vostra sfortuna) adesso li presenterò nella formazione che suonò quest’album: alla voce troviamo semplicemente Garm, ora io non mi intendo molto di black metal, ma da quello che ne so (e da quello che hanno sentito le mie povere orecchie) questo è un tizio che non scherza affatto, alle chitarre troviamo Samoth, ex-sessionist per i Gorgoroth e già in forza con Emperor, Zylkon, Burzum ed altri milioni di gruppi; alla batteria troviamo poi altri un altro personaggio di grande importanza per lo sviluppo della scena, mi sto riferendo al celeberrimo batterista dei Mayhem, e di altri innumerevoli progetti; il tutto orchestrato poi da Sverd alle tastiere, che compie delle gesta di primissimo ordine.
Le liriche della band si spostano finalmente verso lidi non propriamente black, preferendo argomenti quali letteratura, astronomia, soprannaturale; il senso poetico che scaturisce dai testi, si riflette poi nelle musiche, tutte estremamente atmosferiche, nelle quali già affiorano le influenze spaziali che diventeranno poi marchi di casa Arcturus e faranno la fortuna di questi Norvegesi.
Tornando all’album, questo “Constellation” è composto da quattro tracce, tre delle quali cantate in lingua norvegese, nelle quali traspare tutta l’anima vera del gruppo; si parte con “Rodt Og Svart”, nella quale tutti i componenti riescono a mettersi in mostra, risultando al contempo estremamente tecnici, ma anche capaci di creare delle musiche melodiche ed accattivanti: da notare poi la capacità di Garm di passare da toni puliti e baritonali ad screams esagerati, dai quali traspare tutta l’essenza black metal dei nostri.
Si prosegue con l’una canzone in inglese dell’album, “Icebound Streams And Vaporous Grey”, dove ancora una volta le atmosfere e le melodie convivono in perfetto equilibrio con la matrice estrema della band. Tastiere e batteria in primissimo piano svolgono un lavoro certosino sostenendo un Garm davvero superlativo che attesta il proprio registro su un’alternanza tra uno scream meno aggressivo del primo pezzo e delle clean vocals di grande effetto, rivelandosi non solo tecnicamente estremamente preparato, ma anche un ottimo interprete.
Si passa al black metal melodico con “Naar Kulda Tar”, che pur non incontrando a pieno i miei personali favori, credo sia una delle migliori cose estreme che abbia mai sentito: ora potrebbe sembrare un controsenso, ma non essendo un appassionato di black melodico, riesco comunque a trovare dei passaggi melodici di elevata fattura. Unico neo la quasi totale assenza di voci pulite, che quando compaiono risultano essere messe in secondo piano a causa di sovraincisioni di screams.
Chiude l’ep “Du Nordavind” che nei suoi 4 minuti e mezzo altro non fa che confermare le qualità della band come insieme. Da applausi (scusate sarò ripetitivo ma è impossibile non notarlo) il lavoro tastieristico, ricco di effetti. Garm ancora una volta predilige lo scream, a cui fa da contr’altare qualche momento in clean verso il finale, risultando però più convincente in questo episodio che non nel precedente.
Dare un voto a questo lavoro sembra quasi riduttivo in quanto, pur non essendo perfetto (qualità di registrazione bassa, maturità artistica non ancora pienamente raggiunta) risulta essere qualche cosa di unico ed in quanto tale privo di punti di paragone.
Gli Arcturus lasceranno un’eredità immensa al mondo del metal, che sfortunatamente nessuno sembra però aver raccolto, se non qualche piccolo progetto che ha cercato, in vano purtroppo, di portare avanti un discorso musicale che poteva dare uno scossone ad una scena che sta diventando sempre più ripetitiva.
P.S. Chiedo scusa di aver scomodato all'inizio dei mostri sacri come paragone, ma era solo per farvi capire quanto a me possano mancare questi musicisti
Carico i commenti... con calma