È incredibile tra tutti gli album degli Area recensiti su questo sito (tra cui due sermoni di ...CAZ..., uno contro Agnelli e l'altro contro il punk) manchi il primo e migliore LP della loro carriera: l'intramontabile Arbeit Macht Frei. Non mi dilungherò sul significato di "international POPular group, anche perchè non sarei capace di spiegarlo, ma mi limiterò a commentare l'aspetto musicale di questo capolavoro.

Gli Area si formano alla fine del 1972. La prima formazione (che suona in questo album) è formata da Victor Edouard Busnello (ance), Giulio Capiozzo (percussioni), Yan Patrick Erard Djivas (basso/contrabbasso), Patrizio Fariselli (piano/piano elettrico), Gianpaolo Tofani (chitarra/VCS 3) e il grande Demetrio Stratos (voce, organo, percussioni). Proprio lui risultava essere l'elemento in più della formazione: la sua estensione vocale raggiungeva i 7000 herz ed era in grado di produrre più suoni contemporaneamente (fino a 4); per questo la voce è più che altro uno strumento che un qualcosa di accompagnamento alla musica.

Gli Area si caratterizzano per una fusione tra free-jazz, musica etnica e accenni di progressive, molto sperimentale, all'epoca e ancora oggi. I testi invece erano molto ermetici e di significato politico. L'album si apre con uno dei vertici della carriera degli Area: "Luglio, Agosto, Settembre (nero). Anticipata da una voce araba, la canzone fonde in 4 minuti tutte le influenze del gruppo a un testo che recita: "Giocare col mondo facendolo a pezzi, bambini che il sole ha ridotto già vecchi". Segue la lunga title-track con un assolo di batteria all'inizio e un'altro di chitarra nella parte centrale. "Consapevolezza" è un brano più lento in cui fa la parte del padrone la solita voce di Stratos e il sax, con gli altri strumenti a formare un tessuto che cambia ritmo spesso senza far risultare il brano troppo avanguardistico. "Le labbra del tempo" è più incline al jazz-rock ed è divisa in due parti: i primi 4 minuti nel tipico stile Area con la batteria che si sbizzarrisce e il piano che si dilunga in un lungo assolo; i restanti 2 minuti sostenuti completamente dal VCS 3 con Stratos che recita: "Facce sporche di paura si nascondono nel buio, luci spente sugli altari di una stupida umiltà" seguite da un grido di 12 secondi e una chiusura veloce e molto gratificante. Segue lo strumentale "240 km da Smirne" con un altro bellissimo assolo di sax e uno di basso. Chiude l'album la sperimentale "L'abbattimento dello Zeppelin" con Stratos che recita in un modo simile a quello dei suoi album solisti di sola voce e il resto degli strumenti che lo seguono in una folle corsa verso l'infinito...

L'anno dopo Busnello e Djivas lasceranno ed entrerà Patrizio Fariselli. Il gruppo continuerà a sfornare capolavori fino al '78 quando Stratos lascerà il gruppo e morirà il 13 giugno dell'anno dopo.

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