"Caution Radiation Area". Quasi a dire, "occhio a scherzare col fuoco". Se nel 1974 Stratos e soci, grazie anche alle geniali intuizioni di Gianni Sassi, piazzarono sulla copertina del loro secondo album una frase tanto inquietante quanto specchio del clima "esplosivo" del periodo, a distanza di vent'anni non trovano di meglio da fare che intitolare il loro ritorno discografico "Chernobyl". Anzi, "Chernobyl 7991", per l'esattezza. Per la serie: "ve l'avevamo detto o no?".
Ma andiamo con ordine: gli Area, per chi si fosse perso qualche puntata, di fatto con l'abbandono di Demetrio Stratos prima e con la sua morte poi, evento che di fatto piazzò, è il caso di dirlo, una pietra tombale su qualsiasi ripensamento e reunion, avevano ormai perso la spinta iniziale e si sciolsero dopo qualche tempo. Del resto, effettivamente, era anche difficile proporre qualcosa che fosse all'altezza dei primi inarrivabili dischi e forse era meglio che ognuno a quel punto seguisse il cammino artistico che preferiva, senza considerare poi che quella stranissima miscela di rock, musica etnica, canzone politica e jazz era ormai difficilmente riproponibile senza uno dei suoi interpreti principali. A metà anni Novanta, però, si riaccende la scintilla, o almeno una parte, e il nome Area torna a circolare.
E qui, forse, sarebbe anche il caso di fare una serie di considerazioni: un marchio del genere, per forza di cose, impone delle responsabilità, non fosse per altro per l'affetto che migliaia di persone provano al solo sentirlo nominare. Non puoi voler essere gli Area e non essere all'altezza degli Area, è chiaro il concetto? Altra cosa: della formazione storica sono rimasti i soli Fariselli e Capiozzo, che si presentano a tutti gli effetti come un duo accompagnato da Paolino Dalla Porta e da una pletora di turnisti. All'inizio c'era anche il buon Ares Tavolazzi, ma ha lasciato perdere quasi subito, la cosa non lo convinceva troppo. E a questo punto viene da chiedersi: è davvero il caso di andare a recuperare un glorioso nome come quello, con tutto ciò che comporta, se ormai una buona parte dei protagonisti di quella stagione non c'è più? Demetrio ce lo siamo giocato, ahinoi, Tavolazzi se l'è filata e da anni Paolo Tofani era interessato ad altri contesti, musicali e di vita. I presupposti per fare un buco nell'acqua c'erano francamente tutti, ma la premiata ditta Fariselli-Capiozzo si mette a lavoro e confeziona un album che mette a tacere chi già era pronto a parlare di fiasco annunciato.
"Chernobyl 7991", per riallacciarsi a quanto detto in apertura, nasce come ipotetica colonna sonora del mondo che avremo lasciato tra migliaia di anni ai pronipoti dei nostri pronipoti, quando noi saremo polvere da tempo e le varie particelle radioattive figlie dei nostri disastri saranno ancora gagliarde e a spasso nell'aria. Ovvero: benvenuti nel futuro che ci siamo creati. Si evince quindi che alcune tematiche, come la denuncia della barbarie del capitalismo o il ruolo dell'uomo nella società, siano ancora presenti e del resto non potrebbero non essere così, visto che stiamo parlando di uno degli ensemble più politicizzati che l'Italia ricordi.
Il tocco di Fariselli è riconoscibile da un miglio di distanza, mentre invece Capiozzo sembra essere a volte un po' in secondo piano ma comunque accompagna con vigore le intricate trame tastieristiche dell'amico. Dal canto suo Dalla Porta svolge un ottimo lavoro e in più di un'occasione riesce a ritagliarsi i suoi spazi, formando con Capiozzo una sezione ritmica di spessore. Le tastiere di Fariselli sono protagoniste assolute del lavoro, riuscendo ad alternare ad atmosfere fredde, cupe e claustrofobiche melodie più solari e piacevoli, dando un contribuito fondamentale ad un lavoro sicuramente vario.
L'iniziale "15.000 Umbrellas", divisa in due parti distinte, mette le cose in chiaro e fa capire che gli Area degli anni Novanta sono vivi e vegeti e non hanno alcuna voglia di (soprav)vivere di nostalgia e francamente è un peccato che un pezzo come questo non sia stato riproposto durante le tournée dell'ultima reunion. I ritmi sintetici di "Liquiescenza" riportano alla memoria quel capolavoro che fu "Caution Radiation Area", forse il disco più ostico dei Nostri, mentre "Wedding Day" potrebbe essere uscito da "Crac!", con una sezione ritmica in stato di grazia e con le tastiere che rievocano certe atmosfere mediorientaleggianti che avevano fatto la fortuna del gruppo ad inizio anni Settanta. Se "Efstratios", brano che prende il nome dal vero cognome di Demetrio, visto che Stratos era solo un'italianizzazione, mette nuovamente in risalto le capacità dei singoli "Deriva (Sogni Sognati Vendesi)" accompagna l'ascoltatore verso la conclusione del disco, affidata al colpo di coda di "Sedimentazioni", un divertissement che solo a gente come gli Area poteva venire in mente, un brano che raccoglie, sovrapposti e sparati ad una velocità esagerata, tutti i brani del gruppo, accuratamente "sedimentati" gli uni sopra gli altri, un sunto, in un minuto e mezzo, di anni di sperimentazioni e passione.
Passano gli anni, ma gli Area sono ancora in giro a fare guai e la dimostrazione di ciò è la famigerata denuncia che i nostri si beccarono dopo un concerto al Leoncavallo, con la serata che si concluse con i Carabinieri che contestavano a Capiozzo e soci "abuso di strumenti sonori e inquinamento acustico". Peccato che la cosa, partita bene, finì malissimo e l'improvvisa scomparsa del batterista mise nuovamente la parola fine all'intero progetto. "Chernobyl 7991" restituì quindi un gruppo in piena forma, ancora carico e desideroso di novità, memore certamente del glorioso passato ma tutt'altro che intenzionato a vivere di rendita. Non è forse il lavoro più rappresentativo degli Area ma comunque un disco di valore, scritto da musicisti capaci di emozionare ancora come ai tempi d'oro e, francamente, non è poco.
"Chernobyl 7991":15.000 Umbrellas (parte prima)15.000 Umbrellas (parte seconda)LiquiescenzaWedding DayChernobyl 7991Fall DownIl Faut MartelerEfstratiosMbira & OrizzontiColchideDeriva (Sogni Sognati Vendesi)Sedimentazioni
Area:Patrizio Fariselli - pianoforte, tastiereGiulio Capiozzo - batteriaPaolino Dalla Porta - contrabbasso
Ospiti:Pietro Condorelli - chitarra (tracce 4 e 9)Gigi Cifarelli - chitarra (traccia 5)Stefano Bedetti - sax soprano (traccia 9)John Clark - corno francese (tracce 1 e 2)Marino Paire - voce (traccia 6)
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