La Musica ha valore? Se sì, in quali termini? Solamente pensata a tavolino, nel momento in cui si costruisce qualcosa in maniera definita, limpida e precisa in modo da trovare direttamente dei segni corrispondenti su un pentagramma? Oppure nell'atto dell'improvvisazione, quando si sfidano determinate strutture e logiche arrivando a qualcosa che inizialmente non era prevedibile? O entrambi le situazioni riescono ad avere una dignità intrinseca? Sono domande che probabilmente non hanno risposta, anzi non avrebbero perfino ragione di esistere.

Ognuno di noi è in grado di produrre dei rumori che, dal punto di vista fisico, sono semplicemente delle onde, la cui caratteristica è quella di un assenza di periodicità. Anche il suono più celestiale, come può essere una delle due facce di "In den Gärten Pharaos" dei Popol Vuh, è un'onda. Allora cosa distingue il sottoscritto da Florian Fricke? Entrambi siamo uomini, entrambi abbiamo capacità intellettive e produciamo delle onde; a queste condizioni potrei persino paragonarmi a lui. La differenza è nel modo e nelle motivazioni che ci spingono a produrre un suono, tutto questo mi spinge a dire che le onde prodotte da Fricke meritano ben di più delle mie. Ecco, le motivazioni. Cosa ci spinge a fare musica e cosa ci spinge a farla in una determinata maniera? Ognuno ha le sue ragioni e sono variate notevolmente fin dall'esistenza dell'essere umano, visto che gli strumenti musicali sono stati spesso narratori ed ispiratori delle vicende su questa terra. Alcuni lo fanno per accompagnare degnamente il loro vissuto, altri per celebrare un evento storico, altri ancora per sopravvivere, altri ancora per ingannare l'altro e trarne vantaggio.

Sulla musica si può ragionare filosoficamente ("La vita senza musica sarebbe un errore", ebbe a dire Nietzsche una volta), oppure si può denunciare uno stato di cose ("Siamo tutti figli delle stelle e pronipoti di sua Maestà il denaro") e si può persino costruire un modo diverso di comporre e ragionare. A questo scopo esistono le avanguardie, che esistono in tutte le arti (ad esempio la Scapigliatura, avanguardia pittorica) o che possono diffondersi in tutte le arti (come tentò il Futurismo). Essendo la Musica un'arte, anzi l'Arte (e non a caso coloro che simboleggiavano le arti, le Muse, hanno la stessa radice etimologica), è esistita un'avanguardia anche in questo campo. Gli esponenti sono stati tantissimi, anche nel '900: il secolo della velocità. Chi fa avanguardia sfida la velocità, il tempo e la struttura; ha modi di ragionare e di esistere molto diversi. Uno di questi pionieri è stato John Cage, leggendario compositore americano, il quale è stato in grado d'impartire lezioni straordinarie che, purtroppo, non tantissimi hanno cercato di comprendere e di diffondere, riuscendo magari a costituire delle varianti e a creare un miglioramento a quell'idea che poi non era stata approfondita o inizialmente si era arenata in tentativi fallimentari. Fortunatamente la Scienza crea il suo progresso proprio dalle prove, dal credere ostinatamente che quello spunto sia corretto e allora andando avanti si riuscirà a dimostrare la validità di un qualcosa che fino a poco tempo prima sembrava folle e spesso, a posteriori, il riconoscimento dello spunto non è dato nonostante arrivi a cambiare la Storia dell'Umanità e, di riflesso, la singola esistenza come accade a Ludwig Boltzmann: se non era per lui col cavolo che Einstein, Planck, Bohr ed Heisenberg (giusto quattro persone qualunque) sarebbero potuti solo entrare nella Leggenda.

Ritorniamo a John Cage e al suo spunto: a proposito, quale sarà mai questa intuizione così geniale? Presto detto: egli voleva fare un tentativo in cui un gruppo di musicisti si fosse messo a suonare per conto proprio, disinteressandosi totalmente di quanto stava facendo l'artista al suo fianco, esattamente il contrario di quello che accade in un ensamble dove si cerca una comunione di intenti. Un tentativo fu fatto, inizialmente andò bene ma poi l'abitudine prevalse e l'esperimento fallì. Eppure ci fu qualcuno che ebbe l'ardire di voler ripetere tale progetto, inserendoci la tanto famosa variante e tale follia venne in mente ad un gruppo denominato "Area International Popolar Group" nel 1976.

All'epoca il quintetto base che aveva suonato per i due anni precedenti si era dissolto riducendosi ad un trio, composto da Demetrio Stratos, Paolo Tofani e Patrizio Fariselli; bisogna dire che anche i due desaparecido (Ares Tavolazzi e Giulio Capiozzo) suonavano e comparvero nel disco uscito a Novembre dello stesso anno ("Maledetti") ma nel frattempo lasciavano che i loro compagni di viaggio tentassero qualcosa per conto proprio, come l'esperimento di Cage. L'occasione ideale arriva a Milano, nell'Aula Magna dell'Università Statale, dove suoneranno e devolveranno l'incasso del concerto, prezzo politico 1000 Lire, a Fronte Popolare e per fare le cose per bene assoldano per questo progetto folle due musicisti del calibro di Steve Lacy (sassofonista) e Paul Lytton (percussionista). Prima di cominciare però descriviamo la variante: ogni musicista ha, accanto a sé, un cesto dove sono contenuti una serie di biglietti attaccati ad un cronometro, sui biglietti è possibile leggere una delle seguenti cinque parole: violenza, ironia, silenzio, sesso ed ipnosi. All'inizio del concerto estrarranno un biglietto e suoneranno in base all'interpretazione che loro daranno alla parola scritta sul biglietto e ogni tre minuti, ci sarà il fratello di Fariselli a cronometrarli, dovranno estrarne un altro e così via di seguito. Il risultato? Un concerto difuorista, voce del verbo "Di Fuori", nel quale tireranno fuori tutto il loro estro ed un innato istinto all'improvvisazione, arrivando a spaesare completamente il pubblico, composto da studenti ed esperti di Jazz, i quali si aspettavano il normale repertorio degli Area e che, vedendo l'andazzo del concerto arrivano a partecipare attivamente al progetto producendo anch'esso suoni o rumori di qualunque genere. Comunque sia onde che si aggiungevano a quelle che uscivano dal palco.

"Event '76" documenta questo concerto e si compone di solamente 3 canzoni: la prima parte del Caos, di circa 20 minuti, la seconda parte, poi eseguita in Studio in "Maledetti" e infine la title-track che si presenta come una variazione ed una dilatazione del tema di "Scum". Rappresenta un documento sonoro unico e di grandissimo valore artistico, venne pubblicato postumo nel 1979 dalla Cramps di Gianni Sassi che si fece raffigurare sulla copertina del disco, dove sono presenti una bambina al fianco di Frankenstein (Sassi, nel comporre i testi degli Area, scelse come pseudonimo la creatura uscita dalla penna di Mary Shelley). All'interno, nell'edizione originale, era presente anche un resoconto di quel concerto fatto da Patrizio Fariselli. La data impressa sui solchi del disco è quella del 26/6/1979. Non è una data a caso, non sono passate neanche 2 settimane dalla morte di Demetrio Stratos e da quel fantastico concerto all'Arena Civica che è diventato uno straordinario tributo ad uno dei più grandi innovatori che la Musica abbia mai conosciuto.

P.S. Concludo con una nota di rimpianto ed una dedica. Il rimpianto è nel fatto che nessuno ha avuto il coraggio di riprendere gli esperimenti e il modo di suonare degli Area, né in Italia né in altro luogo su questa terra. Ricordare e diffondere un messaggio è sicuramente buona cosa ma non basta nel momento in cui nessuno è in grado di lavorare e di incidere sui solchi che il gruppo e i suoi singoli componenti sono stati in grado di lasciare. La dedica di questa recensione va a Demetrio Stratos e a Giulio Capiozzo, che non sono più di questo mondo. Ci mancate e ho una brutta confessione da darvi. Noi, momentanei sopravvissuti alla morte, non abbiamo solamente perso la memoria del XV Secolo ma rischiamo di perdere quella di tutti gli altri. L'evaporazione del pensiero umano si sta compiendo...

Carico i commenti...  con calma